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Interviste

Luciano Cannito difende l’arte: “Chi lo dice che non siamo essenziali? Il Governo non ha lavorato in modo adeguato”

Luciano Cannito parla dello stop del mondo dello spettacolo e della chiusura delle scuole di danze, luoghi che invece sono molto sicuri

Luciano Cannito (foto Instagram)

L’ultimo Dpcm del Governo ha suscitato moltissimi malumori tra le fila dei lavoratori che sono stati costretti ad un ennesimo stop o ad una chiusura parziale. Oltre ai ristoratori e agli sportivi, anche il mondo dello spettacolo non ci sta ad accettare la chiusura forzata, in un ambiente che si è dimostrato essere sicuro più di altri.

Il Maestro Luciano Cannito, regista, coreografo e autore di tantissimi spettacoli nonché artista conosciuto e apprezzato a livello internazionale, difende l’arte e la cultura e alle nostre telecamere spiega come il provvedimento del Governo sia del tutto insensato. Tra gli stop anche la chiusura delle scuole di danza che il maestro e coreografo definisce come un danno immane per i giovani.

Luciano Cannito oggi è in piazza a Roma in prima fila nella protesta pacifica degli artisti dello spettacolo. Con noi di YesLife ha parlato di tutto questo in una sentita intervista video.

Da lunedì è partita una protesta pacifica di molte scuole di danza autorevoli per manifestare la propria contrarietà al Dpcm e anche lei si è espresso in prima persona sostenendo che le scuole di danza sono tra i luoghi più sicuri al momento, è così?

È così, si tratta di giovani, di ragazzi, di persone che hanno il diritto di accedere al proprio futuro e di scegliere cosa vogliono fare della propria vita. Perché ci sono delle attività che si fanno da giovani, per la danza e lo sport in generale che si fa da giovani dove il corpo si deve modellare e plasmare hanno bisogna di costanza. Ora a me sembra che il governo ha messo una pezza a colori rispetto a tutta una serie di mancanze clamorose che c sono state durante la stagione estiva. È sempre stata data la colpa ai ragazzi che fanno la movida e che si sono permessi di divertirsi invece di stare a lavorare in silenzio, testa bassa, per mettere in sicurezza, organizzare le terapie intensive, riorganizzare gli ospedali e i trasporti pubblici. Ma alla fine non si è visto nulla di tutto ciò. Io non voglio essere polemico ma è evidente che il governo ha fallito clamorosamente e oggi dà la colpa ai giovani. Credo che nessuno abbia lavorato in modo adeguato alla nostra emergenza. Si bloccano i giovani delle scuole che stanno in luoghi protetti e dove sono state seguite le nuove regole al 100% tanto che non c’è stato nemmeno un caso di contagio. Hanno fatto del male a tante attività e molte di queste sono sul lastrico.

Io che faccio l’organizzatore di spettacoli so quali sono gli step per arrivare ad un risultato ma per il governo non è stato così. È passata tutta l’estate ed ho sentito solo parlare di sedie a rotelle che forse il problema della scuola lo hanno risolto ma forse c’erano altri problemi da risolvere.

Dal 15 giugno, giorno in cui le sale sono riaperte, su quasi 2800 spettacoli c’è stato un solo caso Covid, è il segno che gli spettacoli si svolgono in sicurezza questo?

Il mondo del teatro e della cultura che hanno una disciplina, un senso della condivisione e degli altri, e hanno saputo attenersi alle regole e infatti non sono stati focolai di contagio eppure sono stati chiusi, questo denota una mancanza di visione chiara dell’argomento. È stato dimostrato dai numeri e quelli della cultura, del teatro, dello spettacolo non avevano numeri che dimostrassero la pericolosità. Abbiamo sentito Conte che ha giustificato la chiusura facendo leva su trasporti che servono per andare a teatro, veramente mi sembra una follia. I numeri del teatro non prevedono milioni di persone che si spostano con i trasporti. Sicuramente è stata una scusa dell’ultimo secondo perché Riccardo Muti si era ribellato. Chiudendo i teatri, le scuole di danza ed i luoghi dove so fa sport e disciplina non c’è stato minimamente un abbassamento dei casi. E dimostra che non erano queste le cose che andavano toccate come la vita dei giovani e dei ragazzi perché è sacra.

Una chiusura così prolungata quali danni può creare agli studenti?

È un danno gravissimo e che non si può quantificare perché ha a che fare con i sogni e le passioni dei ragazzi. Non sono attività che si possono studiare da vecchi o da adulti, ma che hanno un’unica chance di poter diventare il lavoro della tua vita, se si fa con cura, con scrupolo, giorno dopo giorno, durante la tua adolescenza. Se tu mi vai a toccare il ritmo e la costanza di questi momenti fondamentali durante la formazione del ragazzo rischi di danneggiare la carriera futura e di impedire di fare quello che si desidera fare nella vita ma anche di far passare la voglia. Una passione in un ragazzo è un valore inestimabile perché ti fa vivere sano, ti fa essere felice, ti fa avere un giusto approccio alla vita. nessuno stato può avere il diritto di toccare quella che è la sacralità di un giovane cittadino italiano che essendo minorenne non ha sindacato che lo protegge. Invece la tutela nei loro confronti dovrebbe essere il punto centrale nella gestione di uno stato.

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Lei ha postato una storia in cui rilevava che gli aerei sono pieni zeppi mentre le scuole di danza sono chiuse. Un grande controsenso per lei?

Ci sono infiniti controsensi e assurdità in questo momento storico. Ho fatto l’esempio dell’aereo perché è un tubo di 30 metri stretto e piccolo, il mio era pieno e abbiamo viaggiato per oltre un’ora.. permetti questo e poi mi fai chiudere la scuola di danza, non lo capisco. Ma poi vogliamo parlare delle metropolitane in cui la gente sta uno sull’altro perché deve andare a lavorare, cosa devono fare se non prendere un mezzo pubblico. Ma se invece di farne passare una ne metti una ogni minuto, è un’utopia? La potenza di fuoco di 430 miliardi a questo doveva servire. Il problema è che non ci sono i posti nelle terapie intensive e solo su questo si doveva lavorare e non lo hanno fatto. E ora se la prendono con noi e lasciano a casa i ragazzi. Noi stiamo facendo lezioni di danza da remoto.

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Gli artisti si stanno mobilitando e scenderanno in piazza a Roma a Piazza del Popolo e venerdì a Montecitorio. Ci sarà anche lei? Cosa chiederete?

Io ci sarò in prima linea, si tratta di una battaglia civile, è un dimostrare che ci sono pezzi interi di italiani che stanno subendo una discriminazione rispetto a chi ha lo stipendio garantito e non si tocca nemmeno di un centesimo. Non è possibile nel pianeta terra che uno stato decida tu devi morire e tu devi vivere, tu non sei essenziale e puoi chiudere e tu invece puoi continuare ad avere lo stipendio fisso anche se non fai nulla. Noi siamo scesi in piazza tranquilli, per bene, distanziati, facendo sentire la nostra voce di persone discriminate e ridotto sul lastrico. Io mi considero ancora un fortunato ma c’è gente che sta iniziando ora la carriera. C’è disperazione e la gente messa con le spalle al muro inevitabilmente si ribellerà.

Se la pandemia continuerà, l’orizzonte per le scuole di danza e lo spettacolo in genere sarà sempre più nero. Lei che orizzonte si immagina?

Lo spettacolo è abituato a fare sacrifici perché la vita di un artista è una vita di sacrifici e forse anche per questo hanno chiuso noi perché sanno che siamo abituati a campare con due lire perché la passione ti rende così ricco che non hai bisogno di fiumi di danaro per essere felice e stare bene. Il mondo dello spettacolo si è messo l’anima in pace sul fatto che almeno per due o tre mesi starà fermo perché nemmeno il pubblico viene più a vederci perché ha paura. Il vero virus sta diventando il terrore ed è una malattia pericolosissima dalla quale non ci si salva. Nei teatri non ci si contagia, i teatri sono l’opposto dei un focolaio.

GUARDA LA VIDEO INTERVISTA

Vuole fare un appello a nome di tutto il suo comparto?

Faccio un appello a nome del mondo dello spettacolo e delle scuole di danza, anche se sono un frammento di un mondo meraviglioso e immenso fatto di grandi artisti, rimaniamo uniti, ottimisti perché questo è un periodo che passerà ma cerchiamo di far capire che se vengono date delle regole e vengono seguite bisogna avere la possibilità di continuare a vivere e a fare il proprio lavoro. Noi il nostro compito lo abbiamo fatto ora spetta al governo fare il suo.

FRANCESCA BLOISE

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