Il noto virologo Roberto Burioni ha riproposto uno studio condotto dall’Università di Edimburgo relativo all’incidenza della scuola sull’andamento della pandemia: risultati sorprendenti.
Seconda ondata, recrudescenza, rinnalzamento dei casi, in qualsiasi modo lo si voglia definire è certo che l’Italia è di nuovo in preda al Covid. Gli oltre 30mila contagi giornalieri, i ricoveri in terapia intensiva ed i decessi sono numeri che parlano chiaro.
Ma cos’è che ha determinato il ritorno ad un quadro che il Paese pensava di essersi ormai lasciato alle spalle? I fattori sono innumerevoli, tra questi di certo la riapertura dei viaggi da e per l’Italia, qualche negligenza di troppo, gli assembramenti estivi nei locali notturni. Eppure ci sarebbe un ulteriore variabile che se controllata potrebbe far scendere la trasmissione del virus di un buon 15%. Secondo uno studio dell’Università di Edimburgo pubblicato su Lancet e riproposto da Roberto Burioni sul suo MedicalFacts, la chiusura della scuola potrebbe incidere in tal misura sull’epidemia.
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L’Università di Edimburgo, prese in considerazione 131 Nazioni, ha valutato quella che è l’incidenza della scuola sulla curva epidemica. A conclusione della loro ricerca gli esperti hanno affermato che la chiusura degli Istituti scolastici potrebbe far diminuire la circolazione del SarsCov-2 del 15% in soli 28 giorni, mentre nello stesso lasso di tempo la riapertura la farebbe aumentare del 24%.
A riproporre lo studio il noto virologo Roberto Burioni su MedicalFacts. Nell’articolo si legge che la chiusura delle scuole è sempre stata utilizzata come per tenere sotto controllo focolai ed epidemie. Ora quanto al SarsCov-2, non si conosce alla perfezione il ruolo dei bambini nel propagarsi del contagio. Ad oggi solo un studio proveniente dalla Cina affermerebbe che con la sola chiusura delle scuole non si azzererebbe la pandemia, ma si potrebbero ottenere però grandi risultati. Si stima che il picco di incidenza potrebbe essere ridotto addirittura del 40/60%.
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Gli esperti dell’Università di Edimburgo hanno voluto precisare, però, che nel loro studio non hanno valutato l’impatto della scuola in base ai diversi ordini, perché le differenti età influiscono sugli effetti.
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