Luca Lorini, primario del Dipartimento di Emergenza Urgenza e Area critica dell’Ospedale di Bergamo, ha parlato degli anziani e di come andrebbero tutelati dal Covid-19.
Il Covid-19, purtroppo, dall’inizio dell’emergenza ad oggi ha attinto da un bacino ove l’età media superava i 60 anni. Una fascia di popolazione, dunque, è stata bersagliata dal virus. Basti pensare che dei 36mila morti della prima ondata, ben 33mila erano soggetti anziani.
Un dato rimarcato da Luca Lorini, direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza e Area critica, all’Ospedale di Bergamo il quale ha esposto il proprio pensiero circa le modalità più congrue su come tenere al sicuri le persone avanti con l’età.
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Luca Lorini, a capo del Dipartimento di Emergenza dell’Ospedale Papa Giovanni di Bergamo, ricorda molto bene la prima fase emergenziale. Lui, come tanti altri suoi colleghi era lì, in prima linea, a combattere il virus in una delle zone maggiormente colpite dall’epidemia.
Un traguardo quello raggiunto a luglio, quando venne dimesso l’ultimo ricoverato in terapia intensiva, di cui il dottor Lorini ne fu entusiasta, ma a metà, perché già sapeva che quella sarebbe stata solo una pausa. Il primario ha dichiarato, stando a quanto riferito a Il Corriere della Sera: “A luglio preannunciai che sino a quando non sarebbe arrivato il vaccino avremmo continuato a convivere con il virus. Una condizione che ci obbligava a mantenere alta la guardia”.
Ad avviso di Lorini la soluzione è una, preservare gli over 65. La ragione risiede nel fatto che se è vero che i contagi sono più alti rispetto alla prima fase non sono minimamente paragonabili a quelli di quest’ultima per due ordini di ragioni. In primis perché i tamponi a marzo erano effettuati solo su alcuni soggetti, in secondo luogo perché guardando il dato delle terapie intensive è evidente che nel corso della prima ondata, i pazienti necessitanti di ricovero erano quasi 10 volte in più di quelli attuali. In sostanza, a suo avviso, i numeri che vanno attenzionati sono i decessi e le terapie intensive. Il bollettino quotidiano assume, quindi, sempre meno senso: il conteggio e l’andamento della curva andrebbe valutato settimanalmente.
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Il dottor Luca Lorini ha parlato a Il Corriere della Sera, dell’attuale situazione al Papa Giovanni rispetto a marzo. Nella prima fase emergenziale i ricoveri giornalieri erano un centinaio al giorno, ora sono poco meno di 10. Di questi, peraltro, la stragrande maggioranza viene rimandata a casa per mancata necessità di ricovero. L’età dei pazienti varia dai 45 anni agli 83, afferma il primario, ed oggi a differenza della prima ondata i ricoveri avvengono molto prima.
Per il dottor Lorini, adesso, la priorità è una ossia salvaguardare le persone fragili, magari isolandole. Il medico specifica che con tale affermazione, non intende dire che vanno reclusi in casa gli anziani. Ma che bisogna evitare che frequentino luoghi ove la possibilità di contagio aumenta, come ad esempio i supermercati. Gli anziani vanno, dunque, protetti perché i giovani – salvo rari casi- non vengono colti dal virus in maniera aggressiva, sono più gestibili. Il dottor Lorini ha concluso affermando che psicologicamente, una seconda ondata è difficile da affrontare, ma lui come gli altri suoi colleghi saranno sempre pronti.
In sostanza, la proposta del Professor Lorini ricalcherebbe -seppur in maniera più blanda- quell’ipotesi che da giorni aleggiava su un possibile lockdown per gli anziani. Nello specifico si parlava di imporre un “restate a casa” ai soggetti più avanti con l’età e che presentavano patologie pregresse. Possibilità che sembra essere stata sostituita da misure più restrittive ma valevoli per tutti.
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Un nuovo DPCM che dovrebbe essere firmato domani prevedrebbe al suo interno un coprifuoco a livello nazionale fissato alle ore 21. Ovviamente si tratta di mere ipotesi, bisognerà attendere conferme.
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