Ristorante pieno per protesta. Ai tavoli anche noto infettivologo

Nessun blitz e azione violenta ma a Padova un locale è stato chiuso perché aperto dopo le 18. Tra gli ospiti anche l’infettivologo Cadrobbi

PADOVA – Servizio serale ai tavoli come se non ci fosse alcuna restrizione governativa anti Covid. Questo quanto accaduto ieri a Padova dove i finanzieri hanno sanzionato un servizio di ristorazione serale alla Corte dei Leoni in via Boccalerie, pieno centro storico, e gestito da Emanuele e Gigi Boccardo.

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Multa di 280 euro e chiusura per cinque giorni (anche a pranzo), visto che è stato violato l’obbligo di chiusura che scatta alle 18. Quello che sorprende è che tra i dodici clienti che stavano cenando c’era anche Paolo Cadrobbi, che ha diretto il reparto di infettivologia all’Istituto Oncologico Veneto ed ha presieduto un Comitato scientifico della Regione Veneto nel 2006 per il monitoraggio dell’andamento epidemiologico delle malattie per le quali era sospeso l’obbligo di vaccinazione.

Cadrobbi ha dichiarato: “È vero che questo virus è nato da un animale notturno, ma non è che si comporta come il pipistrello. Quindi non capisco che differenza di contagiosità c’è tra mezzogiorno e mezzanotte”. E ha aggiunto: “Credo che non si possano distruggere le categorie, ma piuttosto bisognerebbe investire nella medicina territoriale e nelle borse di studio per le scuole di specializzazione”.

Boccardo, “Sono entrati con garbo, nessun blitz”

Padre e figlio Boccardo hanno spiegato al Mattino di Padova che non erano sorpresi dell’arrivo della Finanza: “Sono entrati con garbo, nessun blitz e con altrettanto garbo sono stati accolti. La nostra è stata un’azione di resistenza a un decreto inutile. Non siamo negazionisti, ma lavoratori” ha spiegato Emanuele Boccardo. Il locale era stato aperto regolarmente alle 18.30.

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Non neghiamo assolutamente la gravità della situazione, ma non riteniamo che il problema sia da cercare nella ristorazione, nelle piscine o nelle palestre. Io devo pensare alla mia famiglia e a quella dei miei dipendenti, e quindi non possiamo più accettare qualsiasi decisione rimanendo in silenzio”.

Continua il titolare del locale: “Lo abbiamo fatto usando il nostro mestiere, certamente non sfasciando vetrine in piazza. Questi provvedimenti alimentano la rabbia sociale”.

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