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Covid 19

Pandemia Covid19. Cosa aspettarsi dalla seconda ondata

Pandemia Covid19. Quanto durerà la temuta seconda ondata e quali sono i dati importanti relativi alla fase che stiamo vivendo attualmente

Mascherine e personale sanitario (foto dal web)

Molti virologi l’avevano prevista, altri invece tranquillizzavano sulla sua eventuale comparsa; ad oggi non è più un dubbio. La temuta seconda ondata di contagi da Coronavirus è ormai realtà. L’impennata di nuovi casi d’infezione sta facendo correre ai ripari il Governo che, a suon di nuovi DPCM, scongiura il propagarsi del virus e cerca di prevenire il collasso del nostro sistema sanitario, già messo a dura prova.

Secondo alcuni abbiamo già raggiunto il picco epidemico, ossia il punto più alto della curva dei casi d’infezione. Considerando due fattori, cioè che la seconda ondata sarebbe partita da metà settembre e l’apice della curva viene raggiunto solitamente dopo 60-70 giorni, il picco in realtà dovrebbe arrivare la prossima settimana. Dovremo attendere quindi poco tempo ancora per avere un quadro più certo di come si stia delineando l’andamento. Le previsioni attestano che ci dovrebbe essere un netto calo intorno al periodo natalizio. Questa sarebbe la deadline della seconda ondata.

Arrivano nel frattempo gli appelli degli operatori sanitari, in prima linea da sempre per fronteggiare la crisi. Filippo Anelli, presidente della Federazione Ordini dei medici ha detto: “Temo non sia una mareggiata, ma uno tsunami capace di travolgere il sistema sanitario”. Si chiede a gran voce al governo di far fronte alla situazione con provvedimenti più rigidi.

Leggi anche —> Pandemia, il virologo Pregliasco: “Seconda ondata peggiore della prima”

Pandemia Covid19. I dati della seconda ondata

Provette (web)

Quali sono i dati certi che emergono da questa seconda ondata? I numeri dei contagi sono nettamente più alti rispetto ai mesi precedenti, tuttavia il tasso di mortalità è inferiore rispetto alla scorsa primavera. L’età media dei deceduti si attesta intorno agli 80 anni e nel 95% dei casi hanno patologie pregresse. Solo il 5% dei positivi risulta catalogato come caso grave; il 20% ha sintomi consistenti e il rimanente 75% presenta solo lievi sintomi o è asintomatico.

Difficilmente in Italia arriveremo presto alla fantomatica immunità di gregge. Gran parte della popolazione potrebbe non essere mai stata infettata dal Coronavirus. Meno del 5% degli italiani ha sviluppato gli anticorpi per combatterlo. Il rimanente 95% è esposto al rischio di contagio.

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