Gli habitat di numerose specie animali potrebbero sparire entro il 2100: lo studio dell’Università di Cambridge.
Il surriscaldamento globale, l’inquinamento, il disboscamento, e più in generale l’erosione degli spazi della Natura da parte dell’uomo sono tutti fattori che si stanno riverberando sulla fauna. Questa commistione di fenomeni sta, infatti, andando ad incidere sugli habitat di numerose specie. Gli esperti dell’Università di Cambridge hanno stimato che nel 2100 potrebbe sparire il 23% degli ambienti congeniali ai diversi animali.
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Nei prossimi 80 anni si potrebbe assistere alla scomparsa del 23% degli habitat animali. A renderlo noto uno studio condotto dall’Università di Cambridge e pubblicato sulla rivista specializzata Nature. Secondo gli studiosi, guidati dal dottor Andrea Manica, la consistente richiesta di cibo sempre in aumento porterà ad una coltivazione massiva che si rifletterà su una sottrazione di spazi alla fauna.
Per condurre lo studio sono stati presi in considerazione gli stravolgimenti di specie di ben 16.919 razze a partire dal 1700. Ciò al fine di trasporre i modelli mutativi da oggi sino al 2100. Ad essere analizzati 16 quadri con differenti condizioni climatiche e socio-economiche.
Dalla ricerca è emerso incontrovertibilmente che gli habitat di determinate specie si stanno riducendo soprattutto a causa della pressante e sempre in aumento domanda di cibo che porta alla colonizzazione di terreni agricoli per le colture. Un fenomeno che nei primi anni del ‘900 aveva interessato Vecchio e Nuovo Continente, ma che oggi involge praticamente tutto il Pianeta soprattutto le zone tropicali. In particolar modo dalla ricerca è emerso una massiva conversione delle foreste pluviali in campi agricoli soprattutto in Sud America. Zone queste che sono la culla di un’immensa biodiversità che al contempo però sarebbe infinitamente piccola. È questo il distinguo con l’Europa, ove l’estensione degli habitat è di netto maggiore.
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Il tempo di agire è, dunque, giunto: il futuro degli habitat di numerose specie è a rischio. Bisogna assolutamente ridurre le emissioni di C02 e mutare le priorità nelle Agende Governative.
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M.S.
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