Il 9 novembre ricorre l’anniversario della caduta del Muro di Berlino. Riscopriamo insieme una canzone che ne fu simbolo e precursore.
Il 9 novembre di 31 anni fa cadeva il Muro di Berlino e con esso l’ultimo avamposto della divisione tra Est ed Ovest. Di lì a due anni l’Unione Sovietica sarebbe andata incontro ad una dissoluzione quasi indolore ed il mondo avrebbe cominciato a fare i conti con il retaggio di una divisione ideologica durata quarant’anni. Pochi -ad eccezione degli storici- ricordano come nacque quel muro alto quasi 4 metri ed eretto nel giro di una notte. Ancora meno riconoscono che vi fu un consenso unanime attorno a quella scelta. Il 13 agosto 1961, quando Berlino si svegliò “spaccata in due”, ben pochi ebbero da protestare. Il Muro, voluto da Stalin per fare pressione sull’Occidente ed accettato di buon grado dagli Alleati (in particolare dagli Usa), fece tirare all’intera Europa un sospiro di sollievo. Ben pochi, al tempo, avevano ragione di opporsi perché nessuno, in fin dei conti, voleva una Germania unita, che divenisse punto nevralgico di un altro scontro mondiale. Adenauer, al tempo cancelliere della Germania Ovest, si oppose in ogni modo alla riunificazione, giudicando più conveniente beneficiare dei sussidi occidentali piuttosto che ricongiungersi ad una Germania Est povera e vessata dai debiti di guerra.
Quasi 30 anni dopo, il Muro di Berlino era il simbolo di una divisione ideologica giunta ormai al capolinea. Con il comunismo in piena fase di riforme ed il generale abbandono dell’impegno politico in favore della vita privata, il Muro appariva solo come un cumulo di cemento senza più alcuna ragione di esistere. Due anni prima di quel famoso 9 novembre 1989, un concerto di David Bowie mise in luce il desiderio del popolo tedesco di ricongiungersi. Una canzone in particolare divenne il simbolo di questa speranza a lungo serbata.
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Era il 1987 quando David Bowie si esibì a Berlino Ovest, a due passi dal palazzo del Reichstag e nei pressi del Muro che divideva la città dalla sua porzione orientale. A distanza di anni il “Duca Bianco” ricordava quell’evento come uno dei momenti più sconvolgenti della sua vita.
“Era come un grande concerto diviso dal Muro” raccontò al The Atlantic. “Sentivamo applaudire e cantare dall’altra parte gli abitanti di Berlino Est. Dio, anche adesso mi sento soffocare, mi si spezza il cuore, non ho mai fatto niente del genere nella mia vita. Quando abbiamo suonato Heroes mi sono sentito davvero come stessi cantando un inno o una preghiera“.
Heroes, pubblicata esattamente dieci anni prima, è considerata da molti una dedica silenziosa alla “Berlino divisa degli anni ’70”. Nonostante il cantante non abbia mai fatto esplicito riferimento alla città, l’immagine di due amanti che si baciano accanto ad un muro, sotto una pioggia di spari, lascia ben poco spazio all’immaginazione.
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Non è un caso dunque che, il giorno della morte di Bowie, il Ministro degli Esteri tedesco abbia twittato un messaggio di cordoglio nel quale lo ringraziava per aver “aiutato la Germania ad abbattere il Muro”.
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