Giovani in piazza in Thailandia per protestare contro il blocco dell’accesso a Pornhub e ad altri 190 siti con contenuti porno
In Italia si scende in piazza in questi giorni per protestare contro le restrizioni che mettono in difficoltà economiche gli esercenti e chi lavora presso di essi. Da Napoli è partita una scintilla che poi si è trasmessa a tante città, dalle più piccole alle più grandi. Dapprima i ristoratori, la categoria più colpita dalle restrizioni serali, per passare poi a varie categorie di commercianti. In ultima analisi, anche i tassisti si sono sentiti colpiti dagli ultimi provvedimenti. In Campania, poi, protestano anche gli scuolabus perchè nella regione sono state chiuse anche le scuole primarie per l’emergenza sanitaria. Nel resto del mondo, invece, c’è chi trova di meglio per scendere i piazza. In Thailandia, così, molti giovani hanno deciso di respingere la decisione di chiudere dei siti porno.
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Thailandia, proteste contro il governo
I giovani chiedono in generale un governo più democratico e lo scioglimento dell’attuale guidato dal generale Prayuth Chan-o-cha. L’ultima scelta del governo di chiudere l’accesso a Pornohub, il più grande sito di video pornografici in streaming, e di altri 190 siti con contenuti porno, ha fatto scatenare la protesta dei giovani. Il ministro per il digitale Puttipong Punnakanta della Thailandia ha spiegato che la chiusura è motivata dal fatto che il governo considera un crimine informatico diffondere contenuti pornografici e giochi d’azzardo. Così, hanno deciso di intervenire. La protesta, intanto, è avanzata anche su internet dove è nato un hashtag #SavePornhub.
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Emilie Pradichit, direttrice della Fondazione Manushya, che si occupa di lotta per i diritti di accesso al digitale, ha affermato che il provvedimento del governo di bloccare Pornhub dimostra come la Thailandia sia “un Paese in cui è in corso una dittatura digitale, con i conservatori al potere che cercano di controllare ciò che i giovani possono guardare, dire e fare online”.
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