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Parla un ristoratore: “Basta vittimismo, i soldi del governo sono già arrivati e non sono pochi”

Dimitri Bianchi, ristoratore di Torino, è stato colpito dalla crisi. Lui però non è sceso in piazza a manifestare e annuncia il bonifico

Ristorante (foto Pixabay)

La risalita dei contagi, l’entrata nel vivo della seconda ondata, le prime restrizioni, hanno comportato un risvolto economico conseguente, specie per determinate categorie di esercizi commerciali. Chi si occupa di ristorazione, in particolare, si trova a dover fronteggiare il calo degli incassi per effetto delle restrizioni orarie. Questo ha comportato anche varie giornate di proteste, partite da Napoli, ma poi seguite in tante altre città, dalle più piccole alle più grandi. Chiedono garanzie sui sussidi, quelli che il governo chiama ristori. Buona parte di questi, sono già partiti all’inizio di questa settimana. A tal proposito, un ristoratore ha testimoniato a fanpage di aver ricevuto il ristoro e di non condividere questo clima di protesta dei suoi colleghi, nonostante le difficoltà: “Oggi sono arrivati sul conto corrente della Società del nostro ristorante i soldi del Decreto Ristori con cinque giorni di anticipo sulla data prevista, non è elemosina, è ben più di quello che avrei guadagnato tenendo aperto il ristorante”.

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Il ristoratore bacchetta i colleghi piagnoni

Ristorante (Getty Images)

Alla domanda precisa sul perchè allora ci siano tali proteste, il ristoratore torinese ha affermato: “Se dichiari poco perché magari batti pochi scontrini è chiaro che ricevi meno di quello che è l’economia reale del tuo ristorante. Tuttavia, il ristoratore non disdegna nel dire che la tassazione in Italia è troppo elevata, specie nel costo del personale e non sa come siano compensati i nuovi esercenti che nel 2019 non avevano fatturato perchè non ancora aperti. Per loro non c’è il termine di paragone per individuare il fatturato perso e avviare il compenso da parte dell’Agenzia delle Entrate. Però, è anche vero, aggiunge con onestà, che se non si pagano le tasse poi lo Stato non riesce ad abbassarle, è un cane che si morde la coda.

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Giuseppe Conte (Getty Images)

Infine conclude: “Non mi sento più trascurato di altri, c’è troppo vittimismo. Se ci aggiungiamo il prolungamento della cassa integrazione per i dipendenti, la detrazione fiscale del 60% degli affitti di ottobre, novembre e dicembre e la sospensione dei contributi e delle rate di eventuali finanziamenti, direi che per noi lo Stato ha fatto abbastanza”.

 

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