Una nuova indagine della Polizia Federale Australiana ha scoperto un giro di pedopornografia online su rete globale, per ora arrestate 14 persone
Solo ieri davamo notizia dell’estradizione di Charles Gordon Batham, 76 anni, ricercato dal 2011 dopo essere scappato dall’Australia dove gli erano stati emessi 28 procedimenti giudiziari per i reati di violenza sessuale a due bambini di età inferiore ai 13 anni.
L’uomo era ricercato a livello internazionale, preso a Caorle lo scorso 21 marzo, martedì finalmente il passaggio di consegna alla polizia australiana e l’estradizione per essere giudicato dal Tribunale di Perth. Per lui e i numerosi reati commessi sono previsti 20 anni di carcere.
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Ad oggi sempre più spesso scattano mega inchieste della Polizia Postale per reti importanti di pedofilia online: solo un mese fa l’indagine denominata “Pepito”, messa in atto dall Polizia Postale di Trieste e Udine, coordinata dal Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma e disposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste, aveva portato all’esecuzione di 11 decreti di perquisizione in 6 regioni italiane e alla denuncia di 13 persone, responsabili di detenzione di immagini e video pedopornografiche.
Stavolta ancora l’Australia al centro delle indagini dove la Polizia Federale Australiana (AFP) ha arrestato 14 persone con l’accusa di abusi su minori, produzione e condivisione di materiale pedopornografico, il tutto con una rete globale online che coinvolgeva Stati Uniti, Asia, Europa, Canada e Nuova Zelanda. Si tratta di una delle reti criminali più grandi mai scoperte in Australia.
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La maggior parte delle persone arrestate provengono dalle regioni australiane del Nuovo Galles del Sud, Queens e Australia Occidentale, e tra gli indagati anche un ex allenatore di calcio e un assistente infantile. Coinvolti però anche numerosi americani, europei ed asiatici che facevano da tramite negli altri Paesi.
L’AFP ha tratto in salvo ben 46 bambini, di età massima 15 anni, ignari di far parte di un così losco raggiro. Le persone intercettate per scambiarsi il materiale utilizzavano non solo canali crittati ma anche mail d’ufficio e messaggistica istantanea. Le indagini continuano, probabilmente si allargherà sensibilmente il giro di persone coinvolte nell’inchiesta.
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