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Covid 19

Asl informa cittadini della fine della quarantena, ma loro non sapevano di essere in isolamento

Le Asl di Rieti in diverse occasioni hanno contattato i cittadini comunicandogli che la loro quarantena era terminata: purtroppo, però, nessuno prima aveva detto loro di dover stare in isolamento.

(Getty Images)

Notizie su caos e pressione sempre più insistente sul Sistema Sanitario stanno tenendo banco ormai da mesi. Il contact tracing è saltato, i casi di contagio hanno superato il milione, alcune regioni nel corso del periodo estivo non hanno approfittato della temporanea calma per potenziare le proprie strutture. Tutti elementi che messi insieme hanno scaraventato l’Italia nel baratro della pandemia e stanno rendendo frequenti episodi altamente incresciosi. Quanto accaduto a Rieti è un’istantanea dell’attuale frangente. Le Asl avrebbero contattato dei cittadini per comunicargli che la loro quarantena era finita. Peccato, però, che prima nessuno gli avesse detto di dover restare in isolamento.

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Asl di Rieti: cittadini avvisati di una quarantena finita mai, però, iniziata

Coronavirus (Getty Images)

Il professor Andrea Crisanti lo aveva rappresentato nei giorni scorsi: il sistema di contact tracing è saltato. Si tratta di un sistema attivato nel corso della prima fase emergenziale che consentiva alle autorità sanitarie di risalire a tutti i contatti avuti da un soggetto positivo al Covid-19 per spezzare sul nascere la catena di contagio. A darne prova quanto accaduto presso le Asl di Rieti. “La vostra quarantena è finita” avrebbe comunicato ad alcuni cittadini contattandoli telefonicamente, riporta la redazione di TPI. Sorpresi i destinatari della notizia, considerato che prima di quel momento nessuno aveva detto loro di dover stare in isolamento perché venuti a contatto con un paziente Covid.

Ad essere coinvolta in questo marasma, addirittura una classe di una scuola superiore che ha appreso di essere stata in quarantena a propria insaputa. Non sono rimasti a guardare i genitori dei giovani che hanno immediatamente richiesto spiegazioni al direttore delle Asl di Rieti a mezzo di una formale comunicazione.

A questo quadro di generale confusione si aggiungerebbe anche, riporta sempre TPI, l’incomprensibile attesa di alcuni cittadini che, nonostante la rapidità con cui dovrebbero conoscere gli esiti del tampone molecolare, dopo giorni addirittura dopo una settimana ancora vivono nel limbo. La direzione aziendale, sempre secondo il quotidiano, avrebbe fatto ammenda per i propri ritardi spiegando il motivo della così lunga attesa nell’elaborazione dei risultati. In sostanza il numero dei test eseguiti giornalmente era di molto superiore rispetto alla mole che con un solo macchinario sarebbe stata processabile. Oggi, però, grazie all’arrivo di un secondo i risultati sono più celeri e purtroppo parlano di un larghissimo range di positivi.

Ma ad essere ormai compromesso sarebbe anche il sistema ospedaliero. L’Ospedale De Lellis ad esempio, avrebbe pieni tutti i suoi reparti Covid ed il Pronto Soccorso vivrebbe di un equilibrio instabile. A raccontarlo una donna alla redazione di TPI. Avrebbe affermato di aver visto in prima persona cosa accade nel nosocomio rietino: il personale medico è sottoposto ad una pressione inimmaginabile. A confermarlo anche i numeri forniti dal Ministero della Salute nel Lazio, secondo cui ogni dieci ricoverati uno si trova in terapia intensiva, a Rieti addirittura uno su cinque.

Ma anche la situazione dei medici sarebbe altamente precaria. Il personale del De Lellis, riporta TPI, starebbe lavorando da venti giorni senza che gli vengano effettuati i debiti controlli, se non in casi ove ci sia il sospetto di un possibile contagio. O meglio che manifesti sintomi, perché coloro i quali sono venuti a contatto con un positivo ma non hanno manifestazione alcuna non viene effettuato tampone. Ancora, niente ferie: il lavoro è troppo non si può fare a meno di nessuno.

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Oggi, riporta la redazione di TPI, presso l’Ospedale De Lellis sono state allestite delle tensostrutture dinnanzi al Pronto Soccorso grazie agli Alpini del 9° Reggimento de L’Aquila. Una notizia di certo rassicurante ma che non toglie le grandi difficoltà e criticità del sistema.

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