Dal recente rapporto del WWF titolato “Quanta foresta avete mangiato, usato o indossato oggi?” è emerso che l’80% della deforestazione sarebbe causata dalle abitudini dei consumatori.
Le abitudini dei consumatori, il costante aumento della domanda di alcuni specifici prodotti avrebbe causato l’80% della deforestazione globale. A rivelarlo un recente rapporto del WWF titolato “Quanta foresta avete mangiato, usato o indossato oggi?”. A causa delle scelte di fruire di determinate tipologie di beni, per una specifica reazione a catena, infatti, si sarebbe determinato il preoccupante aumento del disboscamento.
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Sarebbe la Natura a fare le spese delle scelte dei consumatori. Secondo quanto rilevato dal WWF, infatti, il consumo di prodotti come il caffè avrebbe determinato la quasi totalità della deforestazione. L’80% di essa deriverebbe, infatti, dalla pressante necessità di dover creare terreni utili al pascolo per la produzione di carne, come anche dall’insistente richiesta di creare piantagioni di soia ed olio di palma richiesti dal mondo occidentale, in particolare dal Vecchio Continente che del fenomeno della deforestazione sarebbe responsabile di una consistente percentuale. L’Italia, in particolar modo, ricoprirebbe un increscioso e determinante ruolo importando sempre più materie prime che vengono dalla foresta. Caffè, bacche di cacao, legna e via discorrendo.
Stando al rapporto del WWF quindi i consumi quotidiani sarebbero indissolubilmente legati al fenomeno della deforestazione. Una vera piaga che dagli inizi degli anni ’90 ad oggi ha portato alla scomparsa di così tanta porzione di alberi da raggiugere addirittura la superficie Europea. Il tutto si traduce in una distruzione irreparabile dell’habitat di innumerevoli piante e specie animali.
Ma nello specifico, quali sono i cibi che maggiormente incidono sul disboscamento? In primis il caffè.
Una bevanda, il caffè, ampiamente diffusa ormai nelle case di quasi ogni cittadino del mondo, soprattutto in quelle degli europei. La domanda si fa sempre più ingente, ed ovviamente ciò incide in maniera considerevole sulla deforestazione che si stima entro il 2050 sarà addirittura pari al triplo rispetto alla misura attuale. Inenarrabili le conseguenze per la fauna, come per la tigre di Sumatra la quale vive in una zona altamente dedita alla produzione di caffè.
Anche la soia ricoprirebbe un ruolo determinante. La sua richiesta sarebbe aumentata anche in virtù della crescente richiesta di carne. A sorpresa anche la bresaola, che per essere prodotta non necessità di particolare specie animale e può essere impiegata anche quella dello zebù, il quale appunto viene allevato in zone sottratte alla foresta.
Oltre ai cibi ci sarebbero anche oggetti ed indumenti che determinano in maniera rilevante il crescere del disboscamento. Le scarpe ed altri accessori realizzati in pelle provengono dai bovini che appunto per crescere vengono allocati in zone della foresta deprivate dei propri alberi.
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È, infatti, il Brasile a figurare in cima alla lista degli esportatori di pellame e l’Europa tra i suoi più grandi acquirenti.
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M.S.
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