Nel documentario sulla sua vita, Francesco Totti rompe il silenzio sul suo rapporto tormentato con l’allenatore Luciano Spalletti. Tutta la verità del capitano.
Nel suo documentario Mi chiamo Francesco Totti, disponibile su Sky, l’ex capitano della Roma si è aperto su alcuni dei rapporti più importanti della sua vita. Dal sostegno dei genitori nei primi anni di carriera alla frequentazione con Ilary, dalla nascita dei figli all’amicizia fraterna con Antonio Cassano, l’attaccante ha passato in rassegna tutti quei legami che lo hanno aiutato a crescere, umanamente e professionalmente.
Nel novero delle sue maggiori influenze in ambito calcistico ci sono sicuramente i suoi numerosi allenatori e, tra questi, Luciano Spalletti, croce e delizia della sua vita lavorativa. Totti parla inizialmente di lui come di un amico di vecchia data, l’unico in grado di stargli accanto in situazioni critiche come l’infortunio del 2005. Poi però i suoi toni cambiano e sopraggiunge il risentimento. L’ultima parte del documentario, quasi tutta incentrata sul rapporto con l’allenatore, rappresenta uno spaccato su verità a lungo celate.
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Francesco Totti su Spalletti nel documentario: “A malapena mi salutava”
Chiunque guardi il documentario di Francesco Totti senza conoscere prima i fatti relativi alla sua vita, mai potrebbe immaginare il capovolgimento di rapporti avvenuto tra lui e Luciano Spalletti nei suoi ultimi anni di carriera. La loro prima collaborazione, nella seconda metà degli anni 2000, viene descritta con toni quasi idilliaci. Colleghi, ma anche amici, tanto che quando nel 2005 Totti subì un infortunio e dovette rimettersi in sesto in tempo record per i mondiali di Berlino, Spalletti fu la persona che più seppe stargli accanto. “Luciano finiva gli allenamenti con la squadra e poi veniva ad allenarsi con me” ricorda Totti nel documentario.
Poi, nel 2016, un cambiamento drastico. Spalletti torna alla Roma, proprio quando il capitano è ormai giunto ai suoi ultimi anni di carriera. Totti sa che non avrà ancora molto tempo davanti a sé, ma non vuole nemmeno rassegnare le dimissioni. Si sente in ottima forma fisica e non ha intenzione di smettere di giocare. “Ho sentito fin da subito un distacco – rivela – Era tutto un ‘buongiorno’ e un ‘buonasera’. Prima non mi diceva ‘buongiorno’ e ‘buonasera’. Mi diceva ‘ah stronzo’. Mi voleva così bene che nemmeno mi chiamava per nome”.
L’ex numero 10 ricorda anche che, appena arrivato a Trigoria, l’allenatore chiamò a raccolta tutti tranne lui. Poi cominciarono le partite, nelle quali gli era consentito giocare due, tre minuti al massimo ed ancora le mancate convocazioni. Tra le scene più significative del documentario, quella di Francesco Totti che, a lato della panchina, palleggia con un bambino dell’età del figlio Christian, così da ammazzare il tempo.
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Nel documentario non sono spiegate le cause del cambiamento di atteggiamento di Spalletti, né tantomeno Totti afferma di sapersele spiegare. E, seppur la testimonianza del calciatore rappresenti solo una parte della verità, sicuramente risultare utile per ricostruire una volta per tutte quei suoi ultimi, enigmatici anni alla Roma.
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