Lockdown a fasce regionali ma i benzinai si sentono penalizzati: “Dal 30 novembre saremo chiusi in tutte le autostrade”
La pandemia è ormai alla seconda ondata in Italia. Il picco dovrebbe essere vicino, a fine novembre e le restrizioni sono ormai sempre più stringenti. Tuttavia, anche se non si tratta di chiusure e strette simili al lockdown di marzo, ci sono categorie che sono già in sofferenza da tempo e chiedono aiuti alle istituzioni. Ieri è toccato così alla categoria dei benzinai. Da quando c’è il virus, i consumi di carburante si sono largamente ridotti e quella dell’estate è stata, a quanto pare, una boccata d’ossigeno di breve periodo. E così che Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc Confcommercio, hanno inviato una lettera al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al governo. “Constatato il pressoché azzeramento delle vendite a fronte del mantenimento dei costi fissi, dalla fine della prossima settimana non saranno più in grado di garantire l’apertura degli impianti. Con continuità e regolarità”, scrivono i rappresentanti dei benzinai.
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Di altri avviso, tuttavia è chi rappresenta i consumatori, che si rifà anche ad un regime regolamentare in corso che riguarda anche i benzinai: “Qualunque sciopero durante l’emergenza Covid è illegittimo”, ha dichiarato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Anche rispettando i 10 giorni di preavviso, si tratta comunque di uno sciopero che viola la regolamentazione del settore adottata dalla Commissione di garanzia con deliberazione n. 01/94 del 19.07.2001 e pubblicata in G.U. n. 179 del 3.8.2001. In questo grave momento per il Paese, uno sciopero, infatti, non solo è un atto irresponsabile, ma contrario alla regolamentazione del settore che prevede che le agitazioni, quand’anche fossero già regolarmente in corso, debbono essere immediatamente sospese in caso di avvenimenti eccezionali di particolare gravità”. Si prospettano giorni caldi, quindi, anche nel settore dei rifornimenti.
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La contrapposizione tra esercenti e consumatori è già in atto. L’autunno delle proteste non si arresta nella seconda ondata del Covid-19, probabilmente più destabilizzante della prima sotto il profilo sociale e, forse, economico.
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