Nuova apertura di Eataly a Londra. Il colosso italiano di Farinetti sbarca oltre la Manica con uno store di 4mila metri quadri di dolcezza
Eataly apre finalmente anche a Londra e a quanto pare sarà il “food hall” più grande che la compagnia di Oscar Faniretti abbia mai aperto finora all’estero. Si tratta della prima sede nel Regno Unito e la scelta come prima prova è ricaduta nella grande capitale multietnica e così variopinta in termini di tradizioni e culture.
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La sede avrà uno spazio di quasi 4mila quadri e lo store sarà ospitato a Broadgate, vicino alla Liverpool Street Station facilmente quindi raggiungibile da chiunque. L’apertura sarò a inizio 2021 ma la data ufficiale al momento non è stata confermata a causa della pandemia. Non manca però molto e gli inglesi non sono più nella pelle per la nuova inaugurazione, e scommettiamo neppure i numerosi italiani che vivono lì che potranno così avere un po’ di cucina italiana a portata di mano e respirare quel Made in Italy che tanti sempre sognano.
La catena italiana al momento conta 13 negozi su e giù per lo stivale ma ha da qualche tempo ampliato la propria rete vendita anche fuori dai confini nazionali visto la popolarità dei nostri amati prodotti agroalimentari. Progetto avanguardistico nato nel 2002, nel 2007 vede inaugurato Eataly Torino Lingotto: il primo storico negozio sorto nell’area industriale torinese all’interno della ex fabbrica di liquori della Carpano.
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In America Eataly la troviamo a New York, Los Angeles e Chicago, a Dallas prossima apertura forse nel 2022. Ma sono nati negozi anche a Mosca, Tokyo, Qatar, Stoccolma e Monaco. In un’intervista al Corriere della Sera, Oscar Farinetti ha confermato anche l’apertura di “Green Pea”, il primo store torinese dedicato alla sostenibilità, forse tra dicembre e gennaio 2021 con apertura slittata di sei mesi dopo lo scoppio della pandemia.
“Il nostro obiettivo è far circolare il meglio che sa offrire il Piemonte all’estero”, dice Farinetti al Corriere della Sera spiegando come la ripartenza di un Paese come quello italiano debba puntare sul food, le Indicazioni Geografiche, sulle eccellenze valorizzate da Slow Food e sull’export di qualità. “Il cibo del nostro territorio è apprezzato in tutto il mondo, rimbocchiamoci le maniche, esportiamo la bellezza e la bontà che sappiamo creare”.
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