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Covid 19

Vaccino anti Covid, parla la scienziata che ha isolato il virus: “Non basterà”

Maria Rosaria Capobianchi, la virologa che isolò il Sars-Cov2 ha rilasciato alcune dichiarazioni in merito al vaccino: da solo non servirà.

L’Ospedale Lazzaro Spallanzani di Roma (Getty Images)

Il messaggio delle Istituzioni, dall’inizio dell’emergenza ad oggi, è sempre il medesimo. Massima prudenza e rispetto delle norme di prevenzione in attesa del vaccino che dovrebbe rappresentare il punto di svolta per uscire definitivamente dalla Pandemia. Eppure c’è chi è scettico e più realistico sul punto, come la dottoressa Maria Rosaria Capobianchi, la virologa che isolò il Sars-Cov2. A suo avviso il vaccino da solo non basterà: la popolazione dovrà cambiare il proprio modo di comportarsi.

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Vaccino, Maria Rosaria Capobianchi: “Da solo non basterà

(Getty Images)

Maria Rosaria Capobianchi,  la virologa capo del laboratorio dell’Ospedale Spallanzani di Roma, è netta nelle sue affermazioni riguardanti il potere del vaccino. La dottoressa che isolò il virus, ritiene infatti che la popolazione dovrà cambiare il suo modo di comportarsi. Diversamente, il solo vaccino non sortirà gli effetti sperati.

La nota virologa è realista e parla dall’alto della sua incommensurabile esperienza pluridecennale sul campo. Lei che fronteggiò Sars, influenza suina ed Ebola, oggi è chiara sul punto ed al Corriere della Sera ha spiegato le proprie posizioni. Il vivere nella totale incertezza, ha spiegato, è fisiologico. Ad oggi l’unico virus totalmente debellato dall’uomo è il vaiolo, perciò credere adesso di uscire in un lampo da questa pandemia è utopia o meglio una sorta di consolazione, compresa l’idea che con il vaccino tutto questo finirà a stretto giro.

Questo è un virus nuovo, di cui non si conosceva nulla. Anche nella sintomatologia era confondibile con altro di molto meno grave. Inoltre, la sua è una modalità di trasmissione molto facile: avviene attraverso il respiro. Sul punto la Capobianchi afferma: “Se fossimo accorti nelle misure di protezione – riporta Il Corriere della Serail dramma diminuirebbe di molto. Ma noi non siamo perfetti ed il virus approfitta di ogni benchè minima distrazione per proliferare. È ovvio che se noi apriamo le maglie, come accaduto in estate, gli diamo maggior possibilità di colpire“. Ed ha proseguito: “Bisogna cambiare il proprio concetto di vita pubblica, solo questa è la strada più realisticamente percorribile“.  Sul punto la dottoressa ha chiosato: “Bisognerà lavorare tanto, da qui in avanti, sulla prevenzione comportamentale”.

Attualmente non vi sono terapie in grado di sconfiggere il Covid, né tantomeno il vaccino può essere considerato un’arma che lo debellerà. Sul punto la dottoressa ha spiegato: “Siamo molto vicini al vaccino. Ma non sappiamo quanto duri la sua protezione. È possibile che annualmente andrà ricalibrato, come accade per tutti i vaccini antinfluenzali. Questo virus non scomparirà presto, come accaduto per la Sars nel 2002”.

La dottoressa Capobianchi, però, non è catastrofista. Tiene a precisare, infatti, che nella storia dell’umanità vi sono stati virus ben più letali, si pensi alla Spagnola. Con il Covid, come per tutte le pandemie, ci saranno dei cicli. Questo virus, seppur nella forma ormai nota quasi a tutti è diverso da altri (mostrandosi appunto con degli spuntoni a forma di corona che ne determinano il nome), non è più intelligenti di altri. La dottoressa ha riferito a Il Corriere della Sera, che non si tratterebbe di un organismo superiore, è inerte: si trasmette e prolifera.

Dalla Cina all’Italia

Non sono mancate considerazioni in merito a cosa abbia influito sul passaggio del virus dalla Cina all’Italia. La dottoressa Maria Rosaria Capobianchi ha riferito a Il Corriere della Sera, che il motivo sarebbero stati esclusivamente i viaggi. Alla fine di gennaio, arrivarono in Italia i due turisti cinesi che vennero tenuti in cura allo Spallanzani. Da lì si partì con la ricerca e si frammentò il virus che poi venne isolato. Fu in quel momento, prosegue la dottoressa, che si inizio a tracciare la linea di contatti dei due coniugi per cercare di spezzare la catena.

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Tuttavia le vere criticità emersero quando i casi iniziarono a spuntare in Lombardia ed altre zone d’Italia. Fu questo a favorire l’imperversare dell’epidemia e che ha reso l’Italia uno dei Paesi più bersagliati, null’altro. Nessuna colpa sarebbe imputabile ad avviso della dottoressa al Sistema Sanitario.

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