Perché è molto rischioso riaprire gli impianti sciistici durante la pandemia di Covid-19, la posizione dell’Italia è chiara
E’ l’ultimo oggetto di discussione tra Governo italiano e alcune regioni. In realtà i confronti e le divergenze sono state innumerevoli in questo lungo periodo di pandemia. Non è ancora chiaro fino a che punto ha prevalso la questione politica in questo lungo contrasto tra alcuni governatori e Governo, che si è ripetuto nonostante gli accenni di coesione istituzionale lanciati più volte dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. L’ultimo campo di discussione e divergenza riguarda, ora, la riapertura delle stazioni sciistiche. I governatori delle zone alpine insistono a sostegno degli operatori di settore delle aree turistiche invernali. Tuttavia, il turismo, in un periodo di calo dei contagi, ha creato non poche difficoltà sotto il profilo della diffusione dei contagi in estate. I rischi sono molto più grandi ora che il virus viaggia in maniera abbastanza uniforme in tutto il territorio. I decessi viaggiano ancora tra i 500 e i 600 al giorno nonostante segnali di flessione della curva dei contagi.
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Pandemia, contrasti sull’apertura delle piste
Aprire le stazioni da scii significa rischiare di replicare il precedente austriaco di Ischgl, quella che viene definita la Ibiza delle Alpi. La località è stata presa d’assalto durante la prima ondata e la conseguenza è stata la diffusione dei contagi nelle proprie comunità sparse per i vari territori da parte di coloro che hanno trascorso dei giorni nella località. L’Italia sta spingendo i paesi membri a non riaprire gli impianti fino al 10 gennaio.
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La posizione dell’Italia è chiara e in contrasto con il parere dei governatori che vogliono, invece, dare la possibilità agli operatori economici di settore di poter fatturare. La Svizzera ha riaperto gli impianti e l’Austria pensa a test di massa per favorire poi l’apertura. Francia e Germania, invece, hanno rimandato la decisione a dicembre.
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