Bill Gates non si ferma con le previsioni. E dopo aver azzeccato con il coronavirus guarda al futuro e anticipa che ce ne saranno altre
Bill Gates, il luminare e imprenditore famoso in tutto il mondo per aver fondato la Microsoft si lancia in alcune previsioni sul futuro e la pandemia. Non è la prima volta che lo fa. Lui visionario com’è ha già fatto previsioni in passato e aveva parlato proprio di una possibile epidemia mondiale che avrebbe sconvolto il globo ipotizzando anche lo sviluppo del vaccino che potesse fermare la pandemia.
Ora, nel cuore dell’emergenza sanitaria, Bill Gates anticipa che messo a tacere il coronavirus, l’umanità non sarà di certo libera. In un podcast annuncia una nuova epidemia: “Quella di Coronavirus non sarà certo l’ultima pandemia – avverte – Ce ne saranno altre. La prossima potrebbe arrivare tra 20 anni. Lo spero, anche se potrebbe anche essere prima” ha rivelato.
Secondo Bill Gates la prossima pandemia sarà meno forte, “avrà un impatto meno distruttivo” questo grazie a quello che abbiamo imparato in questi mesi difficili. “Saremo in grado di fare test e mettere in quarantena le persone in modo più veloce – ha ancora spiegato – Non saremo stupidi una seconda volta come lo siamo stati in questa”.
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Bill Gate come detto non è la prima volta che fa previsioni. Già nel 2015 aveva parlato del Coronavirus che oggi ci sta affannando e ha rivoluzionato le nostre vite. “Non sarà una guerra nei prossimi decenni a causare un alto numero di morti. Presto lo farà qualche virus estremamente contagioso“ aveva tuonato come una voce fuori dal coro.
Poi qualche mese fa, nel cuore della prima ondata, aveva parlato anche del vaccino il fondatore di Microsoft specificando che il primo vaccino che avrebbe potuto chiedere la licenza di emergenza sarebbe stato quello prodotto da Pfizer e anche questa volta ci è andato vicino. Il vaccino dell’industria farmaceutica è, infatti, uno di quelli che è stato designato come efficace al 90%.
E qualche giorno fa Bill Gates ha specificato che quando si parla di “ritorno alla normalità” è necessario individuare cosa possa essere considerato normale dopo la pandemia.
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Ormai non si può più tornare indietro, dice, e prende come esempio il mondo del lavoro che grazie allo smart working, nel tempo, avrà come conseguenza una forte “diminuzione di traffico urbano, ferroviario e aereo”.
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