Omicidio Gambirasio: a dieci anni dall’assassinio della giovane Yara, le ultime novità del caso
Proprio oggi, dieci anni fa, Yara Gambirasio faceva perdere le tracce lungo il tragitto che, dal centro sportivo di via Locatelli, verso cui era diretta, porta alla sua abitazione. Pochi metri di distanza che però lasceranno con il fiato sospeso, non solo i genitori, ma tutta la comunità di Brembate di Sopra, un piccolo centro in provincia di Bergamo.
Il corpo di Yara sarà infatti ritrovato solo mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo a Chignolo d’Isola, a pochissimi chilometri distanti da casa. Viene abbandonata proprio lì dal suo omicida: agonizzante e sola, priva della possibilità di poter chiedere aiuto. Le ferite alla testa, alla schiena e al collo insieme alle rigide temperature del periodo faranno, purtroppo, il resto.
Dopo una lunga sequela di indagini, si arriva ad un nome, quello di Massimo Bossetti, come l’esecutore del delitto. L’uomo verrà condannato all’ergastolo e sarà rinchiuso nel carcere di Bollate. Ancora oggi, però, Massimo Bossetti si proclama innocente e chiede di poter riaprire il caso. Una possibilità, in questo senso, si avrà a gennaio quando la Cassazione si pronuncerà sulla sua revisione.
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E’ il 26 novembre di dieci anni fa quando Yara Gambirasio, un’adolescente di Brembate, esce dalla palestra alle 18.40; diretta a casa, non riuscirà più a farvi ritorno, nonostante la distanza di pochi metri. Si avviano le ricerche, ma di Yara nessuna traccia fino a quando, 3 mesi dopo, il suo corpo esanime viene ritrovato in un campo abbandonato a pochi chilometri dalla sua abitazione.
Prima del ritrovamento del corpo, le ricerche si concentreranno inizialmente su un cantiere edile di Mapello. Il nome di Mohamed Fikri, operaio del cantiere, spicca come quello del possibile responsabile della scomparsa dell’adolescente, ma gli indizi a suo carico cadranno nel giro di pochi giorni.
Dal ritrovamento del corpo, invece, scatterà una lunga serie di indagini che individueranno Massimo Bossetti come responsabile della morte di Yara. Sugli slip e i leggings della giovane, infatti, viene isolata una traccia biologica da cui si ricava il Dna dell’ “Ignoto 1”. Dopo mesi di confronti, si arriva al figlio illegittimo di Giuseppe Guerinoni, un’autista morto nel 1999, e la comparazione del Dna con quello della madre porta all’individuazione del quarantaquattrenne Bossetti.
Il processo a suo carico inizierà solo nel luglio del 2015 e si concluderà 1 anno dopo con la condanna all’ergastolo. Dopo vari tentativi della difesa di riaprire il caso, nel novembre dello scorso anno, arriva l’autorizzazione ad un nuovo esame sui reperti; una possibilità che, però, sarà ritratta dalla Corte d’Assise. Sarà la Cassazione, il prossimo gennaio, a discutere nuovamente su questa eventualità.
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