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Covid 19

Il professor Ippolito: “Misure più morbide? Ogni settimana sparisce un paese di 5mila abitanti”

Il professor Giuseppe Ippolito si è espresso in merito all’attuale quadro epidemiologico del Covid-19, soffermandosi in particolar modo sui decessi e sulla possibilità di allentare le misure di contenimento in vista del Natale.

Il professore Giuseppe Ippolito durante la trasmissione Agorà (screenshot)

Ormai da giorni, l’argomento su cui è catalizzata l’attenzione degli italiani è di certo quello relativo alle misure che verranno adottate dal Governo per il periodo natalizio. La possibilità che si giunga ad un seppur minimo allentamento pare sempre più concreta. Eppure c’è chi come il professor Giuseppe Ippolito, quando si tocca il tema, tende ad effettuare ulteriori riflessioni. In particolare che mentre si pensa al Natale, il numero dei decessi è talmente elevato che in via esemplificativa può paragonarsi alla sparizione di un Paese di cinquemila abitanti ogni settimana.

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Covid-19, Ippolito: “Misure più morbide? Ogni settimana sparisce un paese di 5mila abitanti”

(Getty Images)

Non realizziamo, quando parliamo di allentamenti delle misure per il Natale, che ogni settimana scompare a titolo esemplificativo un paese di circa cinquemila abitanti. Il numero dei decessi cresce, abbiamo raggiunto i 50mila morti un numero elevatissimo“. Sono queste le parole del professor Giuseppe Ippolito, direttore dell’Istituto nazionale di malattie infettive Spallanzani di Roma proferite nel corso della trasmissione Agorà in onda su Rai 3. Il membro del Comitato tecnico scientifico, dunque, utilizza toni duri, che impongono una profonda riflessione.

Il miglioramento che adesso sta iniziando a registrarsi, ha proseguito Ippolito, è figlio di chiusure e sacrifici da parte degli italiani. Pensare di allentare le misure è un errato convincimento perché il virus di certo non si fermerà. Basta poco al Sars-Cov2 per colpire ed il fatto di aver toccato il picco dei contagi non significa che d’ora in avanti le cose miglioreranno. “Il Covid-19 – aggiunge- è come un virus dei computer, basta poco, basta aprire una mail sbagliata per attaccare il computer, così farà con la nostra società

Anche i dati sulle terapie intensive, i cui aumenti seppur significativamente diminuiti, non rappresentano un traguardo. Il professor Ippolito ha spiegato che a rilevare è il bilancio tra chi viene ricoverato e chi viene dimesso.

Il professor Ippolito invita poi ad una riflessione: “Prima di dire quanto ci costa questo virus in termini di produttività, bisogna pensare a quanto invece ci costa in termini di vite umane e di spese sanitarie“. Pensare quindi, ammonisce il professore, a convivialità di sorta per questo Natale è improponibile. Ovviamente tiene a precisare che ciò non deve tradursi in un’alienazione dai figli e dalla famiglia, ma che ad essere consentiti devono essere i ricongiungimenti familiari stretti come con i genitori. La parola d’ordine è, dunque, prudenza per far sì che i sacrifici fatti fino ad ora risultino vani.

Non mancano considerazioni anche sulle tradizionali messe. I focolai innescatisi ad esempio nei cori o nelle funzioni funebri devono fungere da monito. Inoltre, Ippolito vuole ricordare una drammatica circostanza, quest’anno il 10% degli italiani non saprà cosa mettere a tavola per Natale.

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Vaccino, grande scommessa: “Bisognerà attendere l’11 dicembre”

Quanto al vaccino contro il Covid-19, il Professor Giuseppe Ippolito resta realista, affermando: “Siamo soliti esprimerci quando abbiamo in mano dei dati, quindi bisognerà attendere l’11 dicembre ossia quando saranno varate le potenzialità del vaccino “. Ma è questo il compito degli scienziati, attenersi alle evidenze ha proseguito.

Sull’obbligatorietà il professore non si sbilancia, ritenendo che si tratterà di una scelta di Governo e Parlamento. A suo avviso, determinante, sarebbe un’opera di convincimento. Bisognerebbe spiegare alla popolazione che non esiste un qualcosa che azzeri il rischio, ma di certo i benefici del vaccino li superano grandemente.

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Il professor Ippolito ha infine chiosato ricordando come in questa prima fase emergenziale i vaccini non saranno disponibili per tutti, ma riservate ad una determinata fascia di popolazione. Ciò significa che le misure per scongiurare i contagi dovranno essere mantenute ancora per molto tempo.

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