L’ex giocatore: “Ho cominciato ad amare Maradona quando avevo 17 anni, giocavo nel Napoli e gli davo del lei. Era un generoso nato”
Il mondo e non solo quello del calcio, piange la scomparsa del più grande calciatore di tutti i tempi e del Mito Maradona. L’ex Capitano del Napoli era più che un calciatore, un personaggio sempre controcorrente, sempre schierato con i deboli, senza peli sulla lingua. Ciò che colpisce tra le tante testimonianze è la linea che unisce il ricordo dei suoi ex compagni. Tutti conservano la stessa linea, tutti esaltano il lato umano del compagno di squadra, dell’amico. Tra questi ne ha parlato a Repubblica l’ex difensore Ciro Ferrara, che ha iniziato proprio nel Napoli di Diego: “Maradona aveva un tapis roulant in cantina, ci correva sopra. E lo faceva anche quando non veniva ad allenarsi con noi, quando era rimasto a dormire un po’ troppo, quando tutti lo davano per perso: e invece Diego galoppava da solo, là sotto”., ricorda Ciro.
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Maradona, Ferrara ricorda l’umanità dell’uomo
“La parola giusta è amore – racconta – Ho cominciato ad amare Maradona quando avevo 17 anni, giocavo nel Napoli e gli davo del lei. E ho continuato per trent’anni. L’ho stimato, l’ho conosciuto credo come pochi ma amato come tantissimi: era impossibile non farlo. Per la sua profonda, straripante umanità. Per la vicinanza con tutti. Era un dio – dice ancora – ma nessuno è stato più umano di lui. Mai una volta l’ho visto salire sul piedistallo, essere superbo. Quando doveva dirti che avevi sbagliato aspettava che lo spogliatoio si svuotasse, ti prendeva da parte e ti spiegava. Nella mia vita, Diego è stato una presenza immensa”. I compagni lo ricordano tutti per la sua umanità smentendo la narrazione sull’uomo fatta da persone che non lo hanno conosciuto e che si limitano alle cronache della vita privata per giudicare l’uomo Maradona.
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Poi un riferimento al calcio di oggi, all’aspetto tecnico, alla convinzione che oggi farebbe ancora di più la differenza con il gioco dei tempi odierni: “Nel calcio di oggi, per Ferrara, sarebbe sempre il più grande, senza confronti. Sarebbe ancora il Sole al centro dell’universo. Nelle difese schierate a zona, Diego farebbe una strage di gol. La sua tecnica non era di questo mondo. Lui amava il pallone come un bambino in strada”.