La pandemia da coronavirus ha cambiato le nostre vite e il ritorno alla normalità non sarà immediato. Le parole di Ricciardi
La pandemia da coronavirus ha cambiato le nostre vite e noi tutte speriamo di tornare quanto prima alla normalità. Di tornare ad essere liberi di passeggiare senza una mascherina, di abbracciare i nostri cari e di muoverci senza restrizioni.
Quando sarà possibile tutto questo? C’è chi spera il prima possibile e chi invece resta cauto, anzi ci mette tutti in allerta. Gli scienziati non usano mezzi termini e ci avvisano già da ora. Non sarà facile uscirne.
Il primo a parlare chiaro, senza nascondersi, è Walter Ricciardi, il consulente del Ministero della Salute Roberto Speranza. Lo studioso parla di “cambiamento epocale” per definire il momento che stiamo vivendo. Un cambiamento così forte che la mente dell’uomo fa fatica ad accettare e capire, ecco perché tutti scalpitano per tornare alla normalità ma questo non sarà possibile in tempi brevi.
Non sarà possibile tornare alla normalità “per molti mesi e probabilmente per molti anni” tuona Ricciardi. E allora perché non si dice? è la domanda che nasce spontanea. E il consigliere della salute ha una risposta anche a questo. “Si fa fatica a dirlo, noi scienziati ce lo possiamo permettere i politici no”.
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Le parole molto forti espressa da Walter Ricciardi all’evento digitale di Novartis intitolato “Ripartire dalla salute per costruire insieme la società sostenibile di domani” incutono. Fanno pensare al peggio e ad un futuro senza uscita.
Gli umori non sono facili da gestire di questi tempi e lo conferma anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro durante un forum all’Ansa. L’esperto, infatti, ha spiegato che la pandemia ha generato “uno stress che non è stato puntiforme” ovvero immediato e forte come può essere un terremoto o un’alluvione.
Si tratta, invece, di uno stress prolungato, anche per oltre un anno, spiega Brusaferro. Uno stress che “ci accompagnerà per un anno e mezzo circa” e proprio per questo si stanno pensando delle strategie di adattamento.
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Queste però non saranno indolori, puntualizza, “lasceranno il segno in futuro, alcune probabilmente in maniera permanente”.
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