La nostra video intervista a Francesco Acquaroli che ci ha raccontato tutto sul suo fortunato periodo lavorativo, oltre il grande successo della serie Netflix
L’abbiamo imparato a conoscere tutti come il cattivo di una delle serie Netflix tra le più amate, “Suburra”. Lui è Francesco Acquaroli che veste i panni di Samurai, il regista oscuro che tiene le fila di tutto quello che avviene a Roma, tra il mondo di sopra e il mondo di sotto.
Ma Francesco Acquaroli è molto altro. È un periodo molto intenso e gratificante, ricco di importanti soddisfazioni per l’attore romano che dopo il personalissimo successo riscosso con il ruolo di Samurai, ha lavorato in America nella famosissima serie di successo “Fargo”, e poi per un nuovissimo film-esperimento girato tutto in casa dove lui ha recitato con sua moglie Barbara Esposito, oltre che tra i principali interpreti di “Alfredino – una storia italiana” che vedremo nel nuovo anno, la fiction che racconta la vicenda del piccolo Alfredino Rampi morto nel pozzo a Vermicino.
Francesco sei reduce dal grande successo di Suburra – La serie in cui hai interpretato uno dei personaggi chiave “Samurai”. Cosa ti ha dato questo ruolo e la serie, la prima italiana targata Netflix?
Mi ha dato tanto, è stato un personaggio che è riuscito ad entrare nel cuore del pubblico sia in termini di popolarità che l’occasione per fare un personaggio al limite, molto estreme e queste sono occasioni sempre ricche per un attore.
Con l’uscita di scena di Samurai che teneva le fila di tutto, il racconto via via si sgretola, quasi come se Roma non potesse reggere senza il suo regista oscuro.. è così?
Beh sì, diciamo che lui rappresenta il collante tra tutti i centri del potere oscuro che si agitano nella Capitale e quindi quando lui smette di fare questa sua funzione tutto ne risente, la sua assenza condiziona ancora di più della sua presenza.
Nell’ultimo periodo hai lavorato in America nella famosissima serie “Fargo” e la sua quarta stagione. Sei Ebal Violante, giocatore di scacchi e consigliere della famiglia italiana in lotta con gli afroamericani. Disponibile da pochi giorni in Italia, cosa ci puoi anticipare?
È un film d’epoca e recuperiamo degli anni belli da tanti punti di vista. Un’esperienza molto forte, impegnativa. Per noi attori italiani è stato il coronamento di un sogno perché entrare nell’industria cinematografica americana è qualcosa di importante. Sono stati straordinariamente accoglienti, lavorare lì è stato facile e trovare lo stesso linguaggio, oltre l’inglese, è stato molto bello.
Nel mentre però sei al lavoro anche su un altro set, quello di “Alfredino – una storia italiana” che racconta la vicenda del piccolo Alfredino Rampi morto nel pozzo a Vermicino. Un fatto di cronaca che ha segnato il nostro Paese. Qui sei il comandante dei Vigili del fuoco Elveno Pastorelli, ci puoi dare qualche data? Ci puoi anticipare qualcosa?
Date no, l’uscita su Sky è prevista nel 2021 per celebrare il quarantennale di Vermicino. Il lavoro è concentrato su quelle 60 ore maledette da quando arrivò la chiamata di emergenza fino a quando andò a finire come sappiamo tutti. Ore convulse, tese, continui rovesciamenti, un lavoro molto impegnativo dal punto di vista emotivo. Cercheremo di ricreare quell’atmosfera incredibile che coinvolte tutta Italia e tutte le famiglie.
FRANCESCA BLOISE
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