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Interviste

Intervista a Valentina Persia: cinque curiosità sulla barzellettiera d’Italia

Valentina Persia, la barzellettiera più famosa d’Italia si racconta ai microfoni di YesLife, svelando dettagli inediti sulla sua vita. 

Valentina Persia
  • La conosciamo e la apprezziamo tantissimo per le barzellette che riesce a donarci ogni volta: particolari, divertenti e d’impatto. Le chiedo, quali sono le tre caratteristiche per una buona barzelletta?

Ti ringrazio, allora io credo che i requisiti per una buona barzelletta ad effetto siano: innanzitutto sono importanti i tempi, quindi non prolissa perché altrimenti si perde il bello della barzelletta. Non bisogna mai dire “allora…” perché denota altrimenti una forte incertezza in chi ascolta la barzelletta e poi sicuramente il dialetto. Raccontare una barzelletta in dialetto permette di caratterizzarla meglio, quindi di dare alla barzelletta un tocco in più e per fortuna mia – visto che ho studiato i vari dialetti – ce ne sono pochi che riescano a raccontare le barzellette in dialetto. 

  • Quando è nata questa passione per le barzellette? Ha incontrato il mondo della comicità per caso oppure ha subito scoperto questo suo dono? Perché sappiamo bene, far divertire gli altri non è affatto semplice.

È proprio vero, far divertire gli altri non è affatto semplice. Tengo a precisare che per una donna entrare nel mondo delle barzellette non è affatto facile: la comicità viene spesso associata a donne con caratteristiche buffe. Per una donna piacente come la sottoscritta non è stato affatto facile entrare in questo mondo. Io, comunque, mi vedrei molto anche nella recitazione: so bene che in Italia a differenza di altri paesi, se nasci con quell’etichetta, difficilmente te ne liberi ma io mi vedrei molto bene nei ruoli drammatici, interpretare ad esempio la grande Anna Magnani, con le sofferenze e tutto ciò che ne consegue, ruoli complessi a cui potrei dare quella veridicità che merita. Non mi vedo invece ad interpretare ruoli da innamorata, so di non essere adatta.

Comunque posso dire che è nato per caso: io ho studiato per oltre 20 anni danza classica, un mondo bellissimo…la danza classica è un qualcosa di emozionante che porto ancora con me. Nel tempo mi resi conto che la mia fisicità muscolosa non era così adatta per la disciplina quale appunto la danza classica che richiede un fisico molto magro e asciutto che spesso – ahimè – potrebbe sfociare nell’anoressia. La danza classica richiede altresì un’alimentazione molto rigida ma io unica figlia femmina e madre abruzzese con le sue pietanze tipiche quali pasta e fagioli, per intenderci, risultava abbastanza difficile seguire quel regime alimentare. Comunque, l’incontro col mondo della barzelletta lo devo al mio maestro di danza, di quei maestri vecchio stampo bravissimi e che andavano oltre, un talent scout a cui devo molto.

Lui mi disse, vedendomi già alle prese con le imitazioni, di provare a partecipare al concorso per barzellettieri. Io mi preparai usando il repertorio di mio padre, una comicità legata a Gino Bramieri, ma mia madre non è da meno…anzi, io ho il 1% della comicità di mia madre. Lei racconta storie di vita vissuta, un po’ come faccio io. Anni dopo portai un bel mazzo di fiori al mio maestro perché lui aveva visto del talento in quello che per me era puro diletto nei momenti di pausa.

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Valentina Persia
  • La passione e lo studio dei dialetti, qualcosa che possiamo dire non per tutti, qual è stato secondo lei il dialetto più complicato da riproporre? Lei è una delle poche che distingue il dialetto catanese dal palermitano.

Allora, ammetto che mi viene molto difficile il dialetto del nord; ad esempio, il bresciano o il veneto per me sono complicati. Amo molto i dialetti del sud, in particolare il catanese. Spesso si fa confusione tra palermitano e catanese ma i due dialetti sono veramente diversi: il dialetto palermitano ha dei toni più duri, il catanese ha quella “cantilena” che lo rende ideale per le barzellette, per dare un tocco di leggerezza. Il catanese è così, io poi amo Catania: ho vissuto in città per quattro anni e mi sarebbe piaciuto nascere nella città etnea.

Valentina Persia, ecco il mio lockdown…

  • Lockdown, siamo stati costretti a rimanere a casa per un bel po’, ha scoperto qualche hobby rimasto nascosto sino a quel momento?

La cucina, sicuramente un hobby che già conoscevo. Ho sempre amato cucinare ma diciamo pure che il lockdown mi ha permesso di cucinare e dedicargli più tempo. Prediligo i piatti salati, ma ovviamente ai miei figli che amano il dolce non gli facevo mai mancare la ciambella a colazione, ad esempio. Io amo il salato e anche se devo fare colazione, opto sempre per una buona mafaldina. Certo, a Catania la colazione è davvero pazzesca: come dimenticare la tavola calda. Amo tantissimo le pizzette, quelle piccole rotonde che sono davvero una bontà incredibile. Come sono a Catania, non le trovo da nessuna parte. Ho provato a riproporle a casa, ma niente da fare.

Ovviamente in estate a Catania non si può non fare colazione con la granita e “brioscia co’ tuppu” bella calda calda. È davvero una delizia. Ammetto anche che aspetto il primo novembre per mangiare i biscotti dei morti, le Rame di Napoli: ormai ho contatti con un’azienda di Palagonia e mi faccio inviare i biscotti e tutte le leccornie sicule. Anche le scorze dei cannoli con tanto di crema a parte e poi sistemo in casa. In questo periodo le palestre sono chiuse e qua se si continua a mangiare così tanto – ho già preso 2 chili e mezzo – si rischia di dover allargare le porte, altrimenti non si può uscire.

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Valentina Persia
  • Settimana scorsa ha partecipato a I Soliti Ignoti, lo show preserale su Rai Uno, la vedremo presto in TV? Ci sono progetti lavorativi in corso?

Siamo in un periodo particolarmente delicato, quindi la televisione a fatica propone nuovi programmi, è difficile: anche per il trucco e parrucco bisogna arrangiarsi. Ogni passo che sin compie è necessario fare il tampone per accertare che non si rischi il contagio. Io sono andata da I Soliti Ignoti provvedendo sola al trucco ed ai capelli. La mia folta chioma la sistemo io, mi piace tenerla così anche per un tocco sauvage.

Posso comunque dire che sabato sarò ospite da Marco Liorni a ItaliaSì, per promuovere il mio libro (Questo bimbo a chi lo do: Come la depressione mi ha aiutato a diventare mamma ndr) uscito il 05 novembre. Quindi andrò nei vari programmi per la promozione del libro. Il periodo per la programmazione non è dei migliori, quindi si attende che finisca tutto questo.

MARIA LONGO

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