L’omicida della Durini, il fidanzato che uccise la giovane nel 2017, chiede di poter lavorare fuori dal carcere. I familiari della ragazza si oppongono.
Uccide la fidanzata e la seppellisce ancora viva. L’omicida di Noemi Durini, dopo tre anni di detenzione nell’istituto penitenziario di Quartucciu, ha chiesto di poter lavorare fuori dal carcere. Una facoltà che ha potuto avanzare in quanto ancora minorenne quando commise l’omicidio.
La richiesta del detenuto ha scatenato l’ira dei familiari della Durini. Rabbia e dolore nelle parole pubblicate sui social dalla sorella di Noemi, Benedetta Durini. In lungo post commenta la notizia della richiesta di permesso di lavoro dell’omicida in cui esprime tutta la sua indignazione.
“Non ha rubato un’auto, non ha spacciato. Ha ucciso. Io non dimentico il suo sorriso beffardo fuori dalla caserma dei carabinieri dopo aver confessato l’omicidio. Come si può permettere la libertà a un essere così? Che dignità dovrebbe recuperare chi di dignità non ha nulla, chi di umano non ha nulla, soltanto la fisionomia e la biologia?”
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L’omicidio è avvenuto il 3 settembre 2017. Noemi aveva solo 16 anni. Dopo essere scomparsa, seguirono giorni di ricerche e indagini. L’ultima volta in cui era stata vista si trovava insieme al fidanzato. Dopo gli insistenti interrogatori degli inquirenti, il ragazzo confessò. Il cadavere venne ritrovato nella campagna di Castrignano del Capo dopo 10 giorni. Il giovane sta scontando una condanna di 18 anni e 8 mesi.
Attualmente sta lavorando all’interno del carcere e ha richiesto di poter lavorare al di fuori. Possibilità che sarà presa in considerazione dai magistrati dopo aver esaminato la relazione dei responsabili del carcere di Quartucciu.
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La famiglia della ragazza lancia l’appello alle istituzioni e ai giudici. “Voi, istituzioni , giudici, ministri, parlamentari e chi vi pare ritenete che questo soggetto possa avere il diritto di guardare il cielo, di calpestare un prato o di assaporare il vento quanto la persona che ha ucciso è sotto terra, in una bara? No!”
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