Si susseguono le voci su una presunta responsabilità medica nella morte di Diego Armando Maradona: spunta una fonte investigativa che parla di omicidio colposo.
Un arresto cardiaco e poi la morte, così si è spento uno dei più grandi campioni sportivi di tutti i tempi: Diego Armando Maradona. Una dinamica che in pima battuta sembrò essere lineare, una complicazione dettata da problemi pregressi. Eppure oggi si fa sempre più insistente la possibilità che dietro il suo decesso possa esserci stata una responsabilità medica.
Da ultima, a rafforzare questa tesi, una fonte investigativa le cui parole sono state riportate dal quotidiano La Nacion.
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Diego Armando Maradona, omicidio colposo: la fonte investigativa
Nessuno si sarebbe curato di lui, così El Pibe de Oro sarebbe stato lasciato a sé stesso avrebbe detto la fonte secondo La Nacion, intorbidendo ancora di più le acque attorno al neurochirurgo Leopoldo Luque e la psichiatra Agustina Cosachov che lo avevano seguito dopo l’intervento al cervello.
Ma le accuse si fanno più pesanti quando la fonte direbbe: “Ogni nuovo elemento raccolto nell’ambito delle indagini rafforza la tesi che Maradona non abbia ricevuto le adeguate cure. Siamo davanti – riferisce La Nacion– alla possibilità che sia morto a causa di un reato. È possibile affermare che si sia trattato di un omicidio colposo“.
Attualmente a coordinare le indagini sulla morte di Mardona è John Broyad, procuratore generale di San Isidro, a capo di una squadra speciale di investigatori. Il mondo è in trepidante attesa di conoscere l’esito degli esami autoptici suppletivi disposti dalle autorità. In particolare si aspettano quelli tossicologici che una volta ottenuti saranno passati al vaglio di un’analisi di alcuni esperti del settore. Il loro giudizio sarà di determinante importanza per comprendere se effettivamente il campione sia stato o meno trascurato nelle cure.
Stando a quanto riferisce il quotidiano Sudamericano, la chiave di volta sarebbe il documento di dimissioni che i medici firmarono lo scorso 3 novembre. Nello specifico quello con cui Maradona venne rispedito a casa dopo il delicato intervento a cui era stato sottoposto per la rimozione di un ematoma subdurale. In calce al documento vi sarebbero le firme del neurochirurgo, delle figlie di Diego Armando Gianinna e Jana, nonché quella di Pablo Dimitroff, responsabile della Clinica Olivos.
Ma perché sarebbe così importante per comprendere eventuali responsabilità? Pare che in realtà non si trattasse di un documento che disponeva le dimissioni, ma che anzi intimava una ulteriore riabilitazione all’interno di una struttura specializza con proseguo di cure e terapie.
Invece, come noto a tutti, Maradona venne portato nella sua residenza di San Andres dove poi si spense a poche settimane dall’arrivo. Sarebbero le cure domiciliari ricevute dal campione, disposte da Luque e Cosachov nonché accettate dai suoi familiari, al centro dell’indagine da parte degli inquirenti che avrebbero mostrato ad una prima analisi una totale disorganizzazione.
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La fonte investigativa citata da La Nacion avrebbe riferito sul punto che: “Non c’era alcun tipo di controllo sul paziente. Gli inquirenti avrebbero verificato che solo in un paio di occasioni un medico si sarebbe recato a visitare Maradona. Ma non si sa effettivamente cosa abbia fatto. Pare che, inoltre, nella casa non si sia mai recato un cardiologo che appunto si occupasse di malattie cardiache“.
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