Vi siete mai chiesti perché davanti a un sorriso siamo tutti felici e di buonumore mentre basta un accenno di broncio per innescare una scomoda sensazione di tristezza mista a disagio? Il fenomeno in questione è molto più di una semplice simulazione visiva e ha sede nel nostro cervello.
Il processo di encefalizzazione
I meccanismi che consentono di simulare, e, di conseguenza, comprendere le azioni e le emozioni degli altri sono anzitutto neuronali. Stiamo parlando del linguaggio bioelettrico più antico della storia: quello dei neuroni specchio.
Arrivati a questo punto non sorprende sapere che questo procedimento neurale è stato vitale per la sopravvivenza della nostra specie: gran parte dei progressi puntellati lungo la linea della nostra evoluzione si devono alla progressione di fattori considerevoli come l’encefalizzazione.
Accanto alla selezione positiva di cervelli sempre più grandi si ricordano anche concomitanti evoluzioni anatomiche distintive, quali:
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l’andatura bipede;
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la discesa della laringe;
- l’ampia area faringea.
Il meccanismo alla base dell’empatia
Scoperti a metà degli anni ’90 dal gruppo di ricercatori di Parma presieduto dal neuroscienziato Giacomo Rizzolatti, i neuroni specchio sono stati individuati per casualità nei macachi e solo in seguito nell’uomo grazie a tecniche di neuroimaging non invasive.
Il nostro mirror neuron system è un popolatissimo sistema di neuroni localizzato nella parte posteriore del giro frontale inferiore del cervello umano, sede dell’Embodied Simulation tanto cara al neuroscienziato Vittorio Gallese.
Tale sistema dimostra che non siamo mai alienati dal significato delle attitudini e delle emozioni altrui: la simulazione del visibile risuona all’interno della carne cerebrale dell’osservatore come sinapsi di atti motori in sequenza.
Si tratta di un meccanismo involontario e prelinguistico che consente di creare uno spazio mentale comune in cui azioni ed emozioni hanno significato grazie all’associazione condivisa della conoscenza del mondo.
Autrice: Carolina D’Elia
Fonti: studi personali accademici e di ricerca in neurolinguistica