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Televisione

Volo AeroPerù 603, schianto in pieno Oceano: condanna per negligenza

Lo schianto oceanico del Volo AeroPerù 603 ha provocato un disastro senza precedenti: condanna per negligenza

Boeing 757 “Aeroperù 603” – Screenshot Video

Un altro capitolo tra storia e drammaticità del documentario “Indagini ad Alta Quota”. Questa volta si parla del disastro aereo del “Volo AeroPerù 603”. Un racconto per cuori impavidi, che ha dalla sua parte, una evento descrittivo, unico nella favola reale degli incidenti ad alta quota.

Siamo nel 1996, precisamente il 2 Ottobre, giorno in cui si elevò al cielo il Boeing 757 della compagnia aerea “AeroPerù”, con tratta di competenza Miami-Santiago del Cile. Il tragitto del velivolo comprendeva un solo scalo a Lima, capitale del Perù, prima di proseguire in direzione della destinazione finale.

Quell’aereo risultò il sostituto “naturale” del mezzo Boeing 727, una volta sbarcato a metà della traiettoria. Sul mezzo di trasporto vi erano 180 viaggiatori (di cui 2 italiani), comprensivi di 9 uomini del personale dell’equipaggio. Durante la ripartenza ne rimasero 61, ma prima del decollo ci fu il “classico” intervento di manutenzione dei controllori di volo

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“Volo Aeroperù 603”, i dettagli che portano al terribile impatto con l’acqua

Controllo alta velocità “AeroPerù 603” – Screenshot Video

Una volta definite le analisi di controllo e ispezione del velivolo, il pilota e co-pilota in cabina di volo ottengono l’autorizzazione per il decollo da Lima, destinazione Santiago del Cile. Scoccate le 00:40, l’aereo prende velocità e inizia ad elevarsi al cielo, ma il comandante di bordo già nota la prima anomalia interna.

All’atto dell’elevazione (siamo ormai già oltre i 9.600 piedi) gli altimetri sul cruscotto del velivolo continuavano a segnalare valori di quota pari a 0. Tutto ad un tratto si attivarono gli allarmi di sicurezza all’interno della cabina di pilotaggio, finchè il misuratore degli altimetri iniziò ad indicare valori numerici del tutto infondati e mal corrispondenti all’altezza reale del velivolo.

Ecco che fu deciso di limitare la velocità, scendendo di quota e consentire al Boeing 757 di riprendere “portanza”. Ma in quell’istante si attivò un secondo sistema di allarme, legato alla disparità tra deflessione e velocità segnalata. Una condizione sufficiente per mandare in tilt il sistema dei comandi e la lucidità mentale dei piloti di bordo, che a quel punto iniziano a percepire l’acquisizione della perdita di controllo dell’aereo.

Tutto accadde nell’arco di quasi 5 minuti dal decollo da Lima, quando il co-pilota dichiarò lo stato di emergenza al controllore di volo dell’aeroporto di Santiago del Cile. Nel frattempo, quest’ultimo era stato allertato di inviare dalla stazione aerea di destinazione del Boeing, un velivolo di sostegno per gestire l’atterraggio. Ma la mancata percezione dell’altezza e il misuratore di velocità del mezzo non consentirono ai soccorritori di individuare le giuste coordinate.

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Le indagini dopo il terribile schianto del Boeing 757: i colpevoli

Cabina di volo – Screenshot Video

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Quando il velivolo d’emergenza giunse sul posto, non c’era più traccia dell’“AeroPerù 603”. Secondo le indagini, il mezzo si è capovolto ed è precipitato a velocità ormai divenuta insostenibile. Il terribile schianto in pieno Oceano Pacifico è avvenuto in prossimità di Pasamayo (Perù) ed è stato alquanto terribile, come si può evincere dai resti dei frammenti, galleggianti sulla massa d’acqua.

Le indagini di lungo corso hanno segnalato che prima del violento impatto sull’enorme superficie dell’acqua dove naturalmente persero la vita tutti i passeggeri a bordo, compreso l’intero equipaggio, il Boeing di linea si era piegato in due, nella zona della “fusoliera” e poi capovolto, come già aveva ravvisato il co-pilota di bordo, poco prima della scomparsa

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Cause dell’incidente “AeroPerù 603” – Screenshot Video

Le responsabilità dell’incidente furono attribuite, grazie al rinvenimento di uno dei frammenti “cruciali” per stabilirne le cause, al controllore di volo dell’aeroporto di Lima. Quest’ultimo, durante l’ispezione del mezzo di trasporto in fase pre-decollo aveva dimenticato di rimuovere il nastro adesivo sui sensori dell’aereo, dopo aver completato le pulizie. A causa di questa “piccola” omissione, l’addetto alla logisitca è stato condannato per crimine di negligenza. Nel frattempo la compagnia aerea di “Aeroperù” ha dichiarato a tempo debito il fallimento legale, per evitare il riasarcimento economico alle famiglie dei viaggiatori deceduti durante quello sfrotunato incidente

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