Gli esperti mettono in guardia sull’onicofagia: mangiarsi le unghie è spesso un metodo per eliminare l’ansia. Ma attenzione ai danni per la salute!
L’onicofagia è quel vizio che, nel corso della vita, si è manifestato a tutti almeno una volta. Si tratta dell’abitudine di mangiarsi le unghie, specialmente quando ci si trova in una condizione di stress o ansia. Questo tipo di comportamento è più frequente nei bambini e negli adolescenti, ma può insorgere in soggetti di qualunque età.
Generalmente, l’onicofagia viene classificata come un disturbo del comportamento e delle emozioni. Tuttavia, se non corretto in tempo, il vizio rischia di degenerare in una patologia dalle conseguenze gravi.
Onicofagia: quando la patologia è dannosa per la salute
Secondo la psicologa Marina Genova, l’onicofagia non è tanto da classificare come un disturbo, quanto come un sintomo che qualcosa non va. L’individuo che tende a mangiarsi le unghie, il più delle volte, lo fa per cercare di lenire l’ansia. E’ quest’ultima, dunque, la causa effettiva del malessere, che inevitabilmente scatena il vizio comportamentale.
In certi casi, l’onicofagia è indice di disturbi ben più gravi, quali l’angoscia profonda o, nel peggiore dei casi, la depressione. Mangiarsi le unghie, per i soggetti malati nell’animo, rappresenta una sorta di effetto calmante. Tuttavia questo comportamento, se adottato con costanza, rischia di causare conseguenze problematiche all’individuo.
Come sottolinea il dermatologo Valter Claudino, gli effetti dell’onicofagia possono essere essai gravi. In primo luogo, l’individuo si procura autonomamente ferite e lesioni, sia alle unghie che alle cuticole. Inoltre, questo disturbo ossessivo potrebbe, a lungo andare, favorire lo sviluppo di infezioni.
Altro aspetto da non sottovalutare è la vera e propria lacerazione della barriera protettiva dell’unghia. Andando costantemente a demolirla, viene facilitato l’ingresso a batteri e funghi, che possono causare ulteriori infezioni. In certi casi, la patologia raggiunge una soglia di gravità tale da richiedere l’intervento di uno psicoterapeuta.
Se a molti può sembrare una semplice abitudine, occorre dunque prestare attenzione al fatto che certe abitudini sono più dannose di quel che pensiamo. L’onicofagia, in alcuni casi, si configura come un vero e proprio atteggiamento autolesionistico.