Si è spento a 64 anni il calciatore Paolo Rossi per una malattia inguaribile. Passato alla storia come “Pablito”, vediamo la sua storia come attaccante
Altro ennesimo lutto nel mondo del calcio nazionale. La morte dell’attaccante di Paolo Rossi ha scosso non poco il settore sportivo, una morte che lo ha colto a 64 anni e si è portata via “Pablito” che nell’82 ha portato l’Italia di Bearzot verso i Mondiali.
Rossi è morto per un male incurabile, lui che ha vissuto una vita intera con grinta e coraggio, ex punta di Juve, Milan e Vicenza, lui che vinse il “Pallone d’Oro” dopo aver fatto vincere l’Italia col Brasile segnandone una indimenticabile tripletta che resta ancora oggi nella storia.
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Paolo Rossi, classe 1956, ha iniziato giovanissimo a giocare per il Lanerossi Vicenza di G.B. Fabbri, eccellente fuoriclasse che già nel 1977/78 chiude al secondo posto in serie A dietro alla Juventus, totalizzò infatti 24 gol che lo catapultarono dritto nella Juventus, e poi al Como dove lo notò Fabbri che lo ha reso il campione che tutti abbiamo conosciuto.
Chi era “Pablito”, il goleador passato alla storia
Enzo Bearzot lo convocò per i Mondiali di Argentina 1978 dove segnò tre gol che portarono l’Italia fino in semifinale, persa contro l’Olanda. Al suo rientro nel Paese fu conteso tra la la Juve di Giampiero Boniperti e il Vicenza di Giusy Farina, la spuntò quest’ultimo per 2 miliardi e 612 milioni di lire, uno sproposito per il calcio dell’epoca.
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Il Lanerossi l’anno successivo retrocesse in B, Rossi ottenne un gran rifiuto per entrare nel Napoli e ripiego nel Perugia dove venne accusato di aver truccato Avellino-Perugia, e arrestato al termine del match dell’Olimpico contro la Roma. Processato per direttissima con altri compagni di squadra, venne così squalificato per due anni costringendolo a saltare gli Europei dell’80.
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Enzo Bearzot però lo volle a tutti i costi per il Mundiali di Spagna ’82 nonostante i due anni di fermo, e la tripletta con la quale stese le lungimiranti aspettative negative, cambiò la sua vita. Bearzot lo soprannominò “Pablito”, segnò altri tre gol indimenticabili: due in semifinale alla Polonia di Boniek e uno alla Germania Ovest di Rummenigge, che ricordiamo nella finale al Bernabeu, vinta per 3-1.