Paolo Rossi. La morte dell’ex calciatore e dirigente sportivo ha lasciato sgomenti colleghi, amici e vecchi compagni di squadra che conservano un caro ricordo
L’addio all’uomo, al campione, al simbolo che è stato Paolo Rossi non può che generare dolore a così poche ore dalla sua scomparsa. Un fulmine a ciel sereno, un vuoto che non potrà essere colmato per tutti coloro che hanno avuto l’onore e il piacere di divedere lo spogliatoio con lui.
A soli 64 anni se ne va l’emblema di un’Italia unita, felice, vittoriosa, non solo per i traguardi sportivi. Quel luglio del 1982, il 3 a 1 inflitto alla nazionale tedesca verranno ricordati con orgoglio per chi c’era, e raccontati con commozione a tutti coloro che sono nati dopo. L’immagine del presidente della repubblica Sandro Pertini, l’esultanza storica di Marco Tardelli e lui, Paolo Rossi, il grande protagonista di quel Mondiale ancora vivido nelle nostre menti.
Era lì Ciccio Graziani quel giorno, a vivere in prima linea un pezzo di storia calcistica del nostro paese. L’ex calciatore ed allenatore si mostra fortemente provato davanti alle telecamere di Pomeriggio 5. Era stato ospite di recente da Barbara D’Urso per commentare la scomparsa di un altro grande sportivo, Diego Armando Maradona. Non pensava di ritrovarsi così presto a dover dare il commiato ad un amico, prima ancora che un collega. Con la voce rotta dal pianto dice: “Ho perso non un compagno di squadra, di avventura ma un fratello. Paolo era gioioso, umile, divertente. Regalava a tutti un sorriso” – difficile per Graziani continuare a parlare. “La notizia mi ha sconvolto davvero. Sapevamo che non stava tanto bene ma non pensavamo ad un epilogo così tragico. Gli ho detto tante volte grazie quando c’incontravamo. Abbiamo fatto una cosa grandiosa tutti insieme, ma lui è stato la ciliegina sulla torta. Senza di lui non avremo mai vinto il Mondiale”.
Ciccio Graziani sottolinea lo spirito di unità e fratellanza che si respirava tra i compagni di squadra della nazionale del 1982, fatto determinante che li ha portati alla vittoria. “Ci rispettavamo, erano tutte persone per bene. Ci amavamo”.
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