Cambiamento Climatico, anche i ristoranti faranno la loro parte: “Cool food meals”

La Wri tramite il “Cool food meals” assegnato a ristoranti virtuosi farà riflettere gli utenti su cibo e cambiamento climatico.

Ristoranti cambiamento climatico
(Getty Images)

Che le abitudini alimentari incidano sui cambiamenti climatici è ormai dato noto. Una riduzione di carni, ad esempio, comporterebbe secondo recenti studi ad una drastica emissione di gas serra. Una consapevolezza a cui non tutti purtroppo sono giunti, ma su cui numerosi Paesi si stanno attivando. Tra questi gli Stati Uniti dove grazie al World resources institute (Wri) è stata lanciata una campagna “Cool food meals” che vedrà coinvolti i ristoranti i quali se dovessero riporta lo slogan all’interno del loro menù informeranno il cliente che le sue scelte stanno apportando benefici all’ambiente.

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Cool Food Meals, ordinare consapevolmente: il logo nei ristoranti che cucinano rispettando l’ambiente

Ristorante (Getty Image)

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Una certificazione con cui si renderà noto ai consumatori che le loro scelte a tavola stanno contribuendo ad aiutare l’ambiente. Il logo Cool Food Meals di cui potranno fregiarsi i ristoranti che fanno uso di una cucina sostenibile smuoverà la coscienza dei cittadini. È questo l’intento della campagna attivata dal World resources institute (Wri) per far riflettere sullo stretto legame che intercorre tra le abitudini alimentari ed i cambiamenti climatici.

L’idea di un luogo nasce ovviamente dalla sua capacità di giungere nell’immediato nella mente del consumatore divenendo così diretto. Il primo ristorante ad ottenere la certificazione, riporta la redazione di Lifegate è stata la catena Panera Bread, che ad oggi conta più di duemila punti vendita negli USA. Premiata spesso per la sua attenzione all’ambiente ora riceve anche questo riconoscimento. Ma come viene assegnato questo logo? La Wri analizza tutti gli ingredienti che un determinato ristorante utilizza e calcola quante emissioni si registrano per la loro produzione.

Una grande iniziativa che cerca, dunque, di farsi spazio all’interno di un quadro estremamente precario ovvero quello del settore agroalimentare globale. Tra il 2012 ed il 2017, riporta Lifegate avrebbe prodotto all’incirca 16 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Numeri che già da soli sarebbero in grado di far superare la tanto temuta soglia del +1,5°C nella temperatura.

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febbre gialla
Carestia (pixabay)

Come riferisce il Wir, attualmente il settore alimentare, in particolare gli allevamenti contribuirebbero in gran parte alla produzione di Anidride Carbonica.

M.S.

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