Le conseguenze del Covid sulla salute mentale sono devastanti. Un infermiere commette suicidio nel bagno dell’ospedale in cui lavorava
Una delle conseguenze che più viene sottovalutata riguardo la pandemia da Coronavirus è quella che riguarda le ripercussioni sulla salute mentale. Se fino ad ora il focus si è incentrato sull’alterazione emotiva che coinvolge la maggior parte della popolazione costretta all’isolamento, a limitare in maniera drastica le interazioni sociali e a cambiare totalmente lo stile di vita a cui era abituata, adesso l’allarme è ben altro.
Gli operatori sanitari che fin dall’inizio della crisi sanitaria in corso si sono prodigati a contrastare l’insorgenza del virus e a prestare soccorso ai malati, oltre a combattere questo nemico invisibile, devono affrontarne un altro, insito dentro di loro. Vedere la morte con i proprio occhi tutti i giorni ha contribuito all’aumento esponenziale di casi di depressione, ansia, insonnia e altre patologie connesse alla sfera mentale ed emotiva, dovuto proprio alla vicinanza al Covid.
Già a marzo, uno studio dal titolo Factors associated with mental health outcomes among health care workers exposed to Coronavirus disease 2020, era stato condotto sugli operatori sanitari di 34 ospedali cinesi. Su 1.257 lavoratori che hanno assistito contagiati da Coronavirus, il 50% ha sviluppato una forma depressione, il 45% ha iniziato ad accusare ansia, gli altri insonnia o un disagio psicologico generalizzato.
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Anche l’Università Statale di Milano ha condotto un’indagine simile su 650 sanitari durante l’emergenza Covid. La ricerca ha riportato i seguenti dati: 4 su 10 hanno manifestato problemi psichici dovuti a diversi fattori. Essenzialmente allo stress, orari estenuanti di lavoro e il carico emotivo di contrarre il virus e di trasmetterlo ai propri congiunti.
L’ultima vittima di questa situazione è un infermiere di 37 anni. L’uomo ha commesso suicidio in un nosocomio pubblico lombardo, in un’ unità intensiva coronarica trasformata in reparto Covid. Una collega, preoccupata per la sua prolungata assenza, lo ha rinvenuto in bagno. Aveva con un sacchetto con un accesso venoso al braccio e un flacone di soluzione fisiologica vuoto. Lascia una moglie e un figlio di 3 anni. L’operatore sanitario aveva chiesto supporto psicologico in precedenza a causa della depressione di cui accusava i sintomi, peggiorata con l’avvento della pandemia.
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Non è l’unico caso. Un’infermiera del San Gerardo di Monza si è suicidata a 34 anni. Analoga situazione per un’operatrice del reparto di Pneumologia dell’ospedale San Carlo di Milano.
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