Dopo settimane di pesanti accuse ai danni della maestra di Torino, ora spunta un audio WhatsApp della preside che l’ha licenziata
Si continua a parlare del caso della maestra di Torino licenziata per revenge porn, stavolta però nel mirino la preside della scuola in cui lavorava la donna. La donna aveva inviato delle foto intime ad un calciatore dilettante con cui si frequentava all’epoca. Questo le ha poi condivise nella chat del calcetto forse per beffarsi di lei.
Gli scatti sono poi stati visti dalla moglie di uno dei compagni di squadra del calciatore che ha riconosciuto la protagonista come una delle maestre della figlia. Immediata la denuncia alla preside dell’Istituto e la sospensione della donna.
Solo qualche settimana fa, intervistata da Selvaggia Lucarelli, la maestra aveva spiegato come anche la famiglia la rifiutava per quel gesto considerato scandaloso. Ha affermato di essere stata attaccata anche dalla direttrice della scuola, che non ha mostrato comprensione, ma l’ha solo giudicata. “Non è stata una mia volontà allontanarmi dalla scuola, mi hanno costretta”.
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L’audio WhatsApp incriminato, la preside era d’accordo
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Ieri in tribunale, nel corso del processo a carico della dirigente scolastica che ha licenziato la maestra, sono state avanzate alcune prove che inchioderebbero la donna. In aula è stato fatto ascoltare un audio inviato proprio dalla preside alle altre maestre in cui si dice: “Fatela sbagliare, prendo ogni pretesto per mandarla via”.
Quindi si voleva espellerla dalla scuola in ogni modo e contro ogni buon senso. Il caso ha fatto ovviamente molto discutere, anche se dopo settimane dall’accaduto è accertato che non si tratterebbe proprio di revenge porn in quanto i due fidanzati all’epoca del fatto stavano insieme.
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In tribunale interrogata anche un’altra collega della maestra che in una prima deposizione aveva accennato a manifestazioni d’affetto nei suoi confronti: “Era la nostra collega, dopo la riunione, a volersi dimettere: disse che non se la sentiva di guardare in faccia i genitori e i bambini”.