Rientro a scuola il 7 gennaio. L’auspicio del governo che riporterebbe la maggior parte degli alunni sui banchi sembra diventare una chimera
A decorrere dal 7 gennaio tutti a scuola. Questo auspicava il Governo per tutti gli alunni, compresi quelli degli istituti superiori. Era previsto che almeno il 75% degli studenti potesse tornare in didattica in presenza.
Lo aveva dichiarato Giuseppe Conte, nella conferenza stampa di presentazione dell’ultimo DPCM. A pressare sullo slittamento del rientro in classe almeno a gennaio sono state le Regioni, contro il volere di Lucia Azzolina. Il ministro dell’Istruzione, infatti, auspicava un rientro già il 14 dicembre. Tanti i nodi da sciogliere quello dei trasporti e dell’affollamento su bus e metropolitane.
I dati attuali di contagio da Coronavirus nel nostro Paese stanno nuovamente cambiando le carte in tavola. Gli esponenti del Comitato Tecnico scientifico si sono pronunciati infatti sulla necessità di adottare nuove restrizioni. Il Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza, ha dichiarato: “L’incidenza dei casi è ancora elevata. E’ troppo presto per dire se potremo o no riaprire completamente le scuole, anche le superiori”.
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Rimane il dubbio riguardo la possibilità che l’intera nazione, durante le feste, si trasformi in un’unica zona rossa o arancione. Nel frattempo, sulla scuola, i presidenti di Regione fanno fronte comune: la data di riapertura deve essere rinviata, meglio slittare di una o due settimane. Luca Zaia, governatore del Veneto ha le idee chiare: “Se il 7 gennaio si aprono le scuole ho l’impressione che ci facciamo male”. Tuttavia, la ministra Azzolina sembra non voler rinunciare ad una riapertura ma rimane in atteggiamento di attesa, tenendo presente le istruzioni del Cts: “Riaprire il 7 gennaio resta il nostro obiettivo ma si dovrà fare una valutazione della situazione dei contagi a fine anno”.
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