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Esteri

Covid-19: l’enigma della nuova variante del virus

La nuova variante del Coronavirus registrata in Inghilterra è attualmente in circolazione. Le parole degli scienziati.

Proteina S del Covid-19 (Getty Images)

Questo sabato, 19 dicembre, il primo ministro britannico Boris Johnson ha deciso di inasprire le restrizioni natalizie a Londra a causa della diffusione di un nuovo ceppo del coronavirus ultimamente registrata di recente nella capitale del Regno Unito e nelle aree del sud e sud-est dell’Inghilterra. Secondo gli scienziati e i ricercatori, questa nuova variante avrebbe una capacità di trasmissione maggiore, si parla di oltre il 70% in più rispetto al ceppo precedente. Se così fosse, le infezioni circolerebbero più repentinamente. Tuttavia, i dati di cui disponiamo attualmente non danno ancora certezza in merito al maggior rischio di infezione e mortalità. Secondo il governo britannico, fino al 62% dei nuovi contagi registrati nella capitale britannica risulta positivo alla nuova mutazione, divenuta attualmente quella dominante.

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Le numerose variazioni del virus SARS-CoV-2

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Non è la prima mutazione del virus che si registra da inizio pandemia. Difatti, già a novembre il governo danese, attraverso l’eutanasia di milioni di visoni, aveva rilevato un’altra variante del coronavirus diffusa prima tra gli allevamenti e in seguito tra gli esseri umani. Il nuovo ceppo presentava quattro nuove mutazioni, alcune delle quali proprio all’interno del punto focale per la diffusione dell’agente patogeno, la proteina S, che è anche l’obiettivo della maggior parte dei vaccini in fase di sviluppo. “Che i virus mutino per diventare più infettivi non è sorprendente”, ha affermato Paul Hunter, il professore di medicina presso la Norwich School of Medicine, University of East Anglia.

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Secondo i ricercatori, i cambiamenti sulla superficie del virus potrebbero consentirgli di attaccarsi e infettare più facilmente alle cellule.

Fonte: El Paìs

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