Dal calcestruzzo fotoluminescente a quello mangiasmog, queste alcune delle proposte avanzate dalla Federbeton per un’edilizia sostenibile.
Il settore dell’edilizia ha un obbiettivo, quello di raggiungere le zero emissioni di CO2 entro il 2050. Un obiettivo ambizioso e di non facile realizzazione se si pensa a quelle che sono le stime sull’aumento della popolazione mondiale, che chiederanno sempre più costruzioni ed infrastrutture. Secondo la Federbeton, però, andando ad agire soprattutto sul calcestruzzo e sul cemento – la cui produzione rappresenta il 7% delle emissioni a livello globale- la svolta sarebbe vicina. Numerose le proposte lanciate dalla Federazione, tra queste, quella dell’impiego di calcestruzzo fotoluminescente.
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Il nostro Paese, afferma la Federbeton, ha sempre rivolto particolare attenzione all’impiego di materiali nell’edilizia che fossero sostenibili. Attraverso particolari tipologie di essi si è cercato di utilizzare ciò he avesse il minor impatto ambientale.
In particolare per il calcestruzzo, ha spiegato la federazione, ne esistono di differenti tipi utili a raggiungere lo scopo. Il primo sarebbe quello trasparente presentato all’Expo 2010 di Shangai. Assomiglierebbe al vetro e servirebbe per ridurre il consumo di energia elettrica che illumina gli edifici. Ci sono poi quelli fotoluminescenti che già sarebbero impiegati in alcune parti di Italia per illuminare piste ciclabili e parchi. Di notte, infatti, si illumina mostrando il percorso. Un singolare materiale, dunque, in grado di immagazzinare l’energia solare per poi sprigionarla successivamente sotto forma di luminescenza. La sua durata di illuminazione andrebbe dalle 6 alle 12 ore. Un materiale sicuro e rispettoso dell’ambiente, dunque.
Anche il calcestruzzo drenante avrebbe grandi capacità. Da poco nella città di Milano, riporta Federbeton, è stato utilizzato per il Parco Biblioteca degli Alberi. Sarebbe in grado di regolare la temperatura del manto stradale non facendola salire oltre i 35°.
Ancora, esiste anche il calcestruzzo mangiasmog, così definito in gergo, ma in realtà chiamato fotocatalitico. In sostanza, quest’ultimo accelererebbe i processi di ossidazione disgregando in tempi record le particelle inquinanti.
Per i grattacieli, poi, ci sarebbe il calcestruzzo a basso calore di idratazione. In fase di posa, il calcestruzzo si indurisce tramite la reazione di idratazione del cemento. Un meccanismo che genera calore. Questo processo, soprattutto quando si parla di fondamenta, potrebbe causare importanti fessurazioni. Dunque, con quello a bassa idratazione si può limitare il fenomeno.
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In sostanza, quindi, spiega la Federbeton esistono numerosi ed innovativi materiali in grado di rendere sempre più tangibile il tanto voluto obiettivo zero emissioni.
M.S.
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