Uomo pubblicava all’insaputa della moglie i video della proprie prestazioni sessuali, la donna lo scopre solo dopo due anni.
Mi ha rovinato la vita, questa la confessione agghiacciante manifestata da Livia, una donna vittima del marito, per un reato che non può essere annoverato all’interno del revenge porn, dato che – come suggerisce lo stesso termine – la ratio del reato consiste nella vendetta. Ovvero, come la causa scatenante della diffusione di immagini che ritraggono la partner in atteggiamenti cha attengono alla sfera privata/sessuale. Nel caso di specie invece, la divulgazione è avvenuta ma non per vendetta.
La coppia infatti era sposata e non presentava alcuna crisi. Un giorno però avviene la terribile scoperta da parte di un amico il quale confessa a Livia che il marito aveva il “vizietto” di filmare le loro prestazioni sessuali non per un mero appagamento personale, quanto per divulgare i video tra amici. Pubblicando altresì sui siti per adulti, categoria amatoriale. Livia, che si è sentita calpestata come moglie e donna, ha deciso subito di denunciare il marito per quanto commesso a sua insaputa.
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Video intimi finiti in rete, l’iter processuale a carico dell’uomo
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Portato in giudizio il marito per il reato commesso, l’iter processuale si è protratto per anni. La Persona Offesa ha corroborato la propria posizione chiamando a testimoniare oltre dieci persone che avrebbero visto i video oggetto di contestazione. Conclusa la fase delle indagini preliminari, seguirà il processo per valutare la colpevolezza o meno dell’Imputato ma non si sa ancora come andrà. La donna comunque è soddisfatta di sé stessa per aver lottato subito, appena fatta la scoperta e con la volontà di andare a fondo della vicenda.
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Livia adesso ha un nuovo compagno col quale sta tentando di rimettere in ordine i pezzi della sua vita, ma avverte: Bisogna denunciare! Siamo esseri umani non oggetti sessuali!