Viviana Parisi e Gioele. La morte di madre e figlio avvenuta nel messinese nell’agosto 2020 suscita ancora dubbi sul modo in cui possa essere avvenuta
Sono passati cinque mesi da quel terribile 3 agosto in cui sono morti la dj Viviana Parisi e suo figlio, il piccolo Gioele. Ancora mistero sulle cause certe che li ha portati a un così tragico destino.
Quello che si sa è che la donna si sarebbe allontanata dalla propria dimora sita a Venetico (provincia di Messina) per recarsi in un centro commerciale a Milazzo, imboccando l’autostrada Messina-Palermo a bordo di un’ Opel Corsa. E’ stata coinvolta in un incidente di debole entità a circa 100 km dal luogo in cui avrebbe dovuto trovarsi, ha preso in braccio il bambino e ha scavalcato il guardrail (secondo i testimoni). I loro corpi sono stati trovati a distanza l’uno dall’altro nelle campagne di Caronia.
La tesi più battuta al momento è che si sia trattato di un omicidio-suicidio compiuto da Viviana. In particolare, le forze dell’ordine hanno rinvenuto le sue spoglie a 3 metri da un alto traliccio. Si pensava che potesse essersi gettata da lì e spostata successivamente da animali selvatici che imperversano in quella zona. A supporto di ciò su un polso ci sono segni compatibili con un morso. Altra ipotesi invece avanzava l’idea che Gioele abbia perso la vita durante l’incidente e che la madre si sia suicidata per la disperazione.
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La famiglia Mondello/Parisi rigetta completamente queste idee e si è affidata all’esperienza del noto criminologo Carmelo Lavorino che sostiene che il corpo di Viviana possa essere stato posto sotto il traliccio dov’è stato trovato solo in un secondo momento.
“Gira voce che gli inquirenti vorrebbero chiudere il caso, se così fosse ci troveremo di fronte ad una svista madornale” – ha detto Lavorino. La Procura nel frattempo ha incaricato lo psichiatra Massimo Picozzi di stilare un quadro psicologico di Viviana Parisi attraverso i dati forniti dagli inquirenti e i certidicati medici conservati dalla stessa donna. Picozzi si è occupato già di diversi casi importanti della cronaca italiana: il delitto di Cogne, la strage di Erba e Novi Ligure, Avetrana, e l’omicidio Gambirasio. Molto attivo anche a livello mediatico, non incontra il completo favore di Lavorino che ha detto: “Un indicatore di questa sciagurata ipotesi è stata la nomina a consulente della procura di un opinionista televisivo che spazia dagli schermi ai tavoli dei pm e viceversa”.
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La paura, infatti, risiede nella compromissione del caso attraverso informazioni mediatiche che potrebbero influenzare le indagini. Secondo Lavorino, inoltre, i consulenti assunti dalla famiglia sarebbero invece considerati di “serie D”.
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