Secondo uno studio condotto da ricercatori di Leeds e Oxford, il 90% degli animali potrebbe perdere il proprio habitat entro il 2050.
Un vero disastro quello che sta emergendo alla fine di quest’anno. Secondo uno studio condotto da ricercatori delle università di Leeds e Oxford, circa il 90% degli animali è a serio rischio. In caso di mancato intervento per risollevare la situazione attuale, la fauna potrebbe perdere il proprio habitat entro il 2050. Gli scienziati hanno pubblicato un articolo sulla rivista Nature Sustainability. Il documento ritiene necessario un’attività di revisione urgente sulla produzione e sul consumo dei nostri prodotti alimentari.
I ricercatori sono giunti a questa conclusione attraverso la ricostruzione di un campione che rappresenta su scala il modo in cui il terreno agricolo è distribuito sul nostro pianeta. Inoltre, il modello elenca gli ecosistemi di quasi 20.000 specie di vertebrati terrestri. “Quasi 1.300 specie rischiano di perdere almeno un quarto del loro habitat” – dichiara David Williams a Science Daily -“E questo li espone a un maggior rischio di estinzione.” – continua l’autore dello studio.
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Il disastro può essere evitato, dice il ricercatore: “Dobbiamo cambiare ciò che mangiamo e il modo in cui il nostro cibo viene prodotto”
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Per salvare la fauna del pianeta è necessaria mobilitazione e impegno internazionali. Tra le specie maggiormente a rischio, gli scienziati annoverano quelle che popolano l’Africa subsahariana, la foresta primaria del Brasile, l’Argentina orientale e l’Asia meridionale e sudorientale.
Lo studio raccomanda anzitutto la riduzione del consumo di carne, essendo la zootecnia particolarmente avida di spazi, provocando l’inevitabile impatto ambientale delle deforestazioni. Altre raccomandazioni riguardano la necessità di diminuire drasticamente lo spreco alimentare e la promozione di diete più salutari, ricche di frutta e verdura.
Se adottate a livello globale, queste misure risulterebbero vantaggiose non solo per gli animali, che eviterebbero così l’estinzione, ma anche per gli esseri umani, i quali gioverebbero di una salute migliore.
Fonte: Science Daily