La nostra video intervista a Stefano Pesce, volto noto della fiction italiana. Alle nostre telecamere ha parlato della sua lunga carriera
Stefano Pesce è uno dei volti della fiction italiana. Lo abbiamo conosciuto in tantissime serie tv che sono diventate dei veri cult, da Distretto di Polizia e Ris – Delitti Imperfetti fino a Il segreto dell’acqua che da poco ha concluso la sua seconda serie su Canale 5.
L’attore ci ha raccontato del suo personaggio, molto controverso, ha ripercorso insieme a noi alcune tappa salienti della sua carriera e ci ha rivelato i suoi nuovi progetti nelle vesti di autore e regista.
Stefano, è reduce dal successo de Il silenzio dell’acqua nei panni di Elio. Le chiediamo subito ci sarà una terza serie?
Dunque nelle mie intenzioni sicuramente sì, ora capiremo cosa decide di fare Mediaset. Queste cose non si decidono mai a caldo, ci sono tanti interessi che si devono coagulare per riuscire a capire l’andamento. Il materiale nella storia c’è, tutto è piuttosto aperto e ci sono anche le intenzioni artistiche ma queste non bastano.
Come si è preparato per interpretare questo tuo personaggio che come tutto il film ci ha tenuti attaccati al piccolo schermo?
Il personaggio di Elio è complesso perché ha due anime, io ho cercato di realizzare un uomo che è costretto a diventare una belva ma non è raccontato fino in fondo ecco perché secondo me c’è la necessità di una terza serie. Io ho pensato che lui fosse uno sloveno, anche se nella storia non è così. Ho pensato delle cose che mi portassero in un mondo che conoscessi poco, ho pensato di andare là. Anche la vocalità, la fisicità, un uomo che sta nella natura e deve combattere con essa, che ha una potenza fisica e da lì poi deriva il resto.
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Lei è stato uno dei volti di molte serie tv fortunate. Ha fatto parte del Decimo Tuscolano con Distretto di Polizia, che ricordi ha di quella produzione?
Si è tentato di fare del cinema, con lunghi piani sequenza, raccontare una certa umanità, quella minore, delle storie di gente qualunque e questa è la forza della fiction e il grande segreto del successo di Distretto di Polizia. Sembrava veramente di star dentro uno scalcinato commissariato italiano e infatti dopo è stato ampiamente copiato, doppiato, lavorato anche con notevoli esempi. Son passati 15 anni da allora, era un qualcosa di rottura.
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Negli ultimi tempi si è dedicato anche ai cortometraggi, come autore e regista. Come è stato passare al di là della macchina da presa?
Cinque anni fa insieme a Cristina Magoga ho fondato una società che si chiama Officine Veneto a Treviso che all’inizio si è occupata di fondare dei piccoli documentari sul territorio e poi abbiamo iniziato a produrre dei cortometraggi di fiction. Questa estate abbiamo lanciato la nostra prima opera, una storia di 27-8 minuti ambientata nella cittadina di Treviso dove una ragazza tedesca viene mandata dalla madre a trovare la nonna che sta male in ospedale e scopre che lei è una rabdomante e alla fine della storia alla ragazza viene consegnato un bastoncino, il passaggio del testimone delle conoscenze della rabdomante. È una spinta per un breve film che ho scritto e diretto e ne ho voluto fare un prodotto internazionale tanto che la protagonista è la giovane Gina Alice Stiebitz, protagonista della serie Dark su Netflix che ha accettato nonostante non sapesse una parola d’italiano. L’altro protagonista è Pier Paolo Spollon, volto giovane dalla fiction. Si sono fidati di me, del progetto e della storia e abbiamo girato in cinque giorni la storia.
FRANCESCA BLOISE
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