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Scienza e Tech

Perché ci piacciono così tanto le storie: Homo Narrans e il Pleistocene

Lo storytelling è forse l’abilità che ci rende davvero unici tra le specie. Quella del racconto è una storia antichissima.

Raccontare storie attorno al fuoco ha origini antichissime (Getty Images)

“C’è qualcosa che definisce la nostra specie come unica”, scrive Michael Corballis in The Wandering Mind, in italiano La Mente che Vaga. Lo psicologo neozelandese individua la nostra sotto-specificità nella nostra abilità di Narrazione; oggi più comunemente conosciuta nel mondo del (neuro)marketing, come abilità di storytelling. Quale miglior mezzo per raccontare storie se non nel Linguaggio? Difatti, mentre nelle altre specie animali l’espressione è identificabile quale generica capacità basica di convinzione e manipolazione, come avviene ad esempio tra le scimmie; nella nostra specie, la comunicazione si trasforma nella specifica, potente e implicita capacità di influenza persuasiva.

Gli studi neurologici applicati al marketing, le strategie di persuasione e l’analisi dei consumatori sono solo alcuni tra i pilastri che, silenti, sorreggono lo smisurato campo della comunicazione pubblicitaria e commerciale. Lo strumento prediletto è la Narrazione: se vuoi vendere un prodotto, basta imbellettarlo con una storia e il successo è, nella maggior parte dei casi, assicurato. La nostra specie ama le storie, ne vive e ne divora centinaia ogni giorno. Oltre che presiedere alla base neuro-cognitiva della nostra coscienza autonoetica, che ha sede principale nella nostra Memoria Episodica (Ippocampo), la Narrazione ci accompagna anche nei piccoli gesti quotidiani. In generale, narrare ci consente di pensare oltre; di fuggire al qui e ora, per rivivere, e condividere con gli altri, un momento passato o, ancora più strabiliante, immaginare e sognare un accadimento futuro.

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Le abilità di storytelling sono oggi il più potente strumento di persuasione utilizzato nelle strategie pubblicitarie: il perché nel Pleistocene

La Narrazione ha origine nel Pleistocene (Getty Images)

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In breve, le caratteristiche cognitive della Narrazione fanno del racconto uno strumento specifico di spettacolare rappresentazione dell’intera esperienza percettiva ed estetica tra uomo e mondo, ora interno ora esterno. Il termine storytelling riecheggia di novità, in virtù dell’estraneità che trasmette il prestito dalla lingua inglese; eppure, la Narrazione ha origini antichissime. La forma d‘espressione più adeguata agli occhi della mente manipolatrice di altre menti è quella meraviglia linguistica, personale, intrigante ed estesa, del racconto, nato nel lontanissimo Pleistocene.

Raccontare storie è sin da sempre lo strumento espressivo più seducente, nonché quello più amato dai nostri antenati, soprattutto per il fine di massimizzare il
potere persuasivo della comunicazione. Tanto è vero che alcuni studiosi individuano
nella notte, mistica e contemplativa, quella fase temporale tra rito magico e
suggestività della parola che riunisce, a fine giornata e prima del riposo, il gruppo di
cacciatori-agricoltori. Questi ultimi infatti, stanchi e affaticati dalle frenetiche attività
giornaliere, trovavano conforto e solidarietà a suon di sguardi, gesti, musiche e danze.

Embrioni di storie, nonché forme primitive di costruzione culturale, originano attorno al calore del fuoco e a quello più emotivo degli affetti e affezioni, come direbbe ancora oggi Spinoza. Le prime forme di apertura al mondo sociale sono nate assieme al controllo delle fiamme, durante le ore quiete e silenziose che susseguono alla luce ambrata e ai colori vivi e splendidi del tramonto.

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Neuromarketing (Getty Images)

Gli studi neurologici applicati alla sfera del marketing hanno finora dimostrato buone capacità previsionali sul successo o fallimento di prodotti perché affermano l‘esistenza di condizionamenti sociali, risposte emotive prevedibili e universali.

Fonte: studi accademici e di ricerca in ambito comunicativo e neurolinguistico

 

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