Sono sempre maggiori i cibi che contengono microplastiche al loro interno. Ecco perché chi li mangia ingerisce elementi nocivi senza saperlo
Tutti noi ci siamo resi contro di quanto i cambiamenti climatici stiano condizionando le nostre vite e la nostra salute oltre a quella degli ecosistemi e degli stessi animali che vi vivono. Rialzo delle temperature, inquinamento dilagante e alterazioni dell’ambiente che sembra essere una costante di questo periodo.
Un altro aspetto inquietante è stato evidenziato dalla ricerca della Hull York Medical School pubblicata sulla rivista scientifica Environmental Health Persperctives. Il testo mette in evidenza l’aumento consistente delle microplastiche in alcuni alimenti, soprattutto molluschi, pesci e frutti di mare che arrivano sulle tavole di molte famiglie anche nel nostro Paese e non solo durante le festività.
La ricerca ha esaminato l’andamento delle microplastiche all’interno di questi pesci nel lasso di tempo che va dal 2014 e il 2020 e in base ai dati raccolti, si rileva un netto aumento dei livelli di contaminazione appunto nei molluschi e in alcune specie marine commestibili.
Le microplastiche sono particelle che derivano appunto dal materiale plastico, hanno dimensioni inferiori ai 5 mm e comprese tra 0,1 e 5000 micrometri. Le possiamo ritrovare negli alimenti, acqua compresa, in seguito all’uso di imballaggi e nelle bottiglie di plastica.
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Microplastiche nel cibo: in quale e perché?
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Questo aumento di livello significa di conseguenza anche un maggiore assorbimento di microparticelle dannose per l’uomo con il cibo. Ecco perché chi mangia questi alimenti ingerisce ogni volta significative quantità di plastica senza saperlo. A livello generale lo studio ha rilevato che la quantità di microplastica presente nelle varie specie acquatiche corrisponde a: 0-10,5 parti/grammo nei molluschi; 0-2,9 parti/grammo nei pesci e 0,1-8,6 parti/grammo nei crostacei.
In realtà, si sa ancora molto poco riguardo la tossicità delle microplastiche e proprio per questo motivo dovrebbe esserci maggiore cautela soprattutto lungo la filiera produttiva che usa la plastica negli imballaggi degli alimenti.
Al fine di ridurre le microplastiche, ma anche l’impatto ambientale della plastica, iniziano a nascere diverse misure governative come l’uso obbligatorio dei sacchetti biodegradabili, lo stop alle stoviglie di plastica monouso, rimpiazzate da diverse alternative ecosostenibili.
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Si tratta dell’ennesimo allarme lanciato dalla scienza, ridurre l’inquinamento si tratta dell’ultima possibilità per garantirci la sopravvivenza su questo pianeta, in caso contrario siamo destinati ad un collasso generale del Pianeta.