Il Ministero della Salute, nella giornata di oggi, venerdì 8 gennaio, ha comunicato i numeri dell’epidemia da coronavirus in Italia tramite bollettino.
Aggiornato il bollettino dell’epidemia da Covid-19 in Italia. Stando alla tabella sanitaria odierna del Ministero della Salute, i casi di contagio sono saliti a 2.237.890 con un incremento di 17.533 unità rispetto a ieri. Tornano in calo i soggetti attualmente positivi che risultano essere 570.389 (-666). Stabili i pazienti in terapia intensiva che ammontano a 2.587 in totale. I guariti sono 1.589.590 con un incremento di 17.575 unità. Nelle ultime 24 ore si sono registrati 620 decessi che hanno portato il bilancio delle vittime dall’inizio dell’emergenza a 77.911.
La Regione Abruzzo, si legge nelle note, ha segnalato l’eliminazione di due casi in quanto duplicati e la sottrazione di 5 decessi. Anche l’Emilia Romagna ha eliminato 2 casi dei giorni passati, in quanto giudicati non casi Covid-19.
Coronavirus, bollettino: i numeri del Covid-19 in Italia nella giornata di giovedì 7 gennaio
Il Ministero della Salute ha pubblicato i nuovi dati relativi all’epidemia da Covid-19 in Italia. Stando alla tabella sanitaria di ieri, i casi di contagio erano saliti a 2.220.361. Tornavano in aumento i soggetti attualmente positivi che ammontavano a 571.055 così come i pazienti in terapia intensiva che risultavano essere in totale 2.587. Le persone guarite dall’inizio dell’emergenza erano 1.572.015. Si aggravava ancora il bilancio delle vittime in Italia che portavano il totale a 77.291.
La Regione Friuli Venezia Giulia, si leggeva nelle note, comunicava che, a seguito di ricalcolo, 396 casi già positivi a test antigenico, erano stati aggiunti al totale dei positivi da tampone molecolare.
PER APPROFONDIRE LEGGI QUI —> Bollettino del 7 gennaio: i numeri dell’epidemia in Italia
Coronavirus, bollettino: i numeri del Covid-19 in Italia nella giornata di mercoledì 6 gennaio
Aggiornato dal Ministero della Salute lo stato dell’epidemia da Covid-19 in Italia. Stando alla tabella sanitaria, i casi di contagio mercoledì erano saliti a 2.201.945. Proseguiva il calo dei soggetti attualmente positivi che risultavano essere 568.712. Salivano, invece, i pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva in totale 2.571. Le persone guarite erano giunte complessivamente dall’inizio dell’emergenza a 1.556.356. Nelle ultime 24 ore si erano registrati 548 decessi che portavano il bilancio delle vittime in Italia a 76.877.
La Regione Abruzzo, si leggeva nelle note, comunicava l’eliminazione di un caso in quanto duplicato. Anche l’Emilia Romagna eliminava 4 casi dei giorni passati, in quanto giudicati non casi Covid-19.
PER APPROFONDIRE LEGGI QUI —> Bollettino del 6 gennaio: i numeri dell’epidemia in Italia
Terapie intensive, quadro critico: molte regioni verso la zona arancione
Purtroppo la curva epidemiologica pare stia mostrando segni di preoccupante risalita. I dati diffusi ieri dal Ministero della Salute destano timore, meno tamponi e più positivi: circostanza che si traduce in un evidente e matematico aumento del tasso di positività. A ciò si aggiunge, come riportato in premessa, anche l’aumento dei ricoveri e la pressione sulle terapie intensive. In undici regioni la soglia di allarme è stata abbondantemente superata.
Un quadro preoccupante come questo richiede decisioni drastiche. È così, quindi, che il Ministro della Salute Roberto Speranza, riporta Leggo, potrebbe decidere di inserire più della metà del Paese in zona arancione. Una sorta di morbido lockdown, agevolato anche dalla modifica dei parametri di collocazione di una regione in una fascia piuttosto che in un’altra. Nello specifico ad essere state indurite le soglie dell’Rt ossia l’indice di contagio. Con le nuove disposizioni, infatti, con 1 si finirà già in zona arancione. Per avere un’idea, ad oggi la Sicilia finirebbe in zona rossa ed il Lazio in zona arancione.
PER APPROFONDIRE LEGGI QUI —> Terapie intensive, quadro critico: molte regioni verso la zona arancione
Vaccino Covid19. Quali le differenze tra il Moderna e quello Pfizer-BioNtech
In numerosi si chiedono quali siano le differenze che intercorrono tra il vaccino di Moderna e quello di Pfizer. Entrambi realizzati in tempi record avrebbero aspetti in comuni ed altri che, invece, li distinguerebbero l’uno dall’altro.
Il vaccino Moderna è quello di più recente autorizzazione, approvato lo scorso 7 gennaio dall’Aifa, anch’esso è stato immesso sul commercio. Diversamente dal Pfizer potrà essere inoculato solo a pazienti maggiorenni, ossia di età pari o superiore agli anni 18. Inoltre, il termine che intercorre tra la prima e la seconda somministrazione sarebbe più ampia: 28 giorni a fronte dei 21.
PER APPROFONDIRE LEGGI QUI —> Vaccino Covid19. Quali le differenze tra il Moderna e quello Pfizer-BioNtech
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Sul grado di immunità, invece, dovrebbe essere di 2 settimane. Sarebbe inoltre pronto all’inoculazione senza alcuna necessità di essere diluito.