Dopo un’espansione record raggiunta lo scorso settembre, il buco nell’ozono in Antartide si è chiuso: a comunicarlo l’Organizzazione mondiale della meteorologia.
Aveva raggiunto dimensioni record il buco nell’ozono in Antartide. Lo scorso settembre era, infatti, ampio ben 25 milioni di chilometri quadrati. Proporzioni epiche ridottesi oggi allo zero essendosi definitivamente chiuso. A darne notizia l’Organizzazione mondiale della meteorologia.
Leggi anche —> Non solo pandemia, 2020 anno proficuo per l’ambiente
Buco nell’ozono, quello dell’Antartide si è chiuso: la notizia dell’OMM
El agujero de la #capadeozono en la #Antártida se cerró a final de dic. tras una temporada récord (también en el Ártico) debido a condiciones meteorológicas y la presencia en la atmósfera de compuestos químicos que agotan el #ozono. https://t.co/zFBTlQLujp pic.twitter.com/PKId8gnfdV
— World Meteorological Organization (@WMO) January 8, 2021
Leggi anche —> Emergenza clima: nel 2050 saranno frequenti temperature oltre i 60°
“Il buco nell’ozono più duraturo ed uno dei più estesi degli ultimi quarant’anni si è chiuso dopo un periodo di straordinaria espansione”. Questo quanto riferito dall’OMM che ha spiegato come sia stato possibile il verificarsi del fenomeno. In sostanza il meteo e la presenza di elementi che riducono lo strato di ozono avrebbero determinato la chiusura del buco.
Da quarant’anni, ossia da quando si monitora il buco quello registratosi quest’anno si è dimostrato essere il più profondo mai rilevato. A guidarlo un persistente vortice e temperature bassissime nella stratosfera.
Man mano che proseguono le osservazioni, spiega l’OMM, si vanno affinando le conoscenze in merito a quelli che possono essere i fattori che ne determinano le caratteristiche come espansione e grado di rischio.
Come premesso, a determinare la riduzione dell’ozono di certo concorre la temperatura della stratosfera. In questo strato le nubi, le quali si formano solo a precise temperature, svolgono un ruolo primario nella distribuzione dell’elemento.
Le nuvole, quindi, qualora dovessero innescare determinate reazioni chimiche possono azzerare l’ozono non appena la miccia viene accesa dai raggi solari. Sarebbe proprio questo meccanismo a rendere maggiormente visibile il buco nella stagione invernale. In primavera il buco poi incrementa le sue dimensioni, raggiungendo l’apice con l’autunno. Quando la temperatura nella stratosfera aumenta, il diradamento dell’ozono subisce una frenata, il vortice polare si frammenta e si assiste alla fine dell’anno al fenomeno della chiusura.
Se vuoi essere sempre informato in tempo reale e sulle nostre notizie di gossip, televisione, musica, spettacolo, cronaca, casi, cronaca nera e tanto altro, seguici sulle nostre pagine Facebook, Instagram e Twitter.
Eppure nell’anno appena passato, spiegano gli esperti, il freddo intenso nell’Antartide avrebbe mantenuto la separazione dell’aria ricca di ozono da quella meno carica. Stando a quanto rilevato, la data esatta in cui il buco si sarebbe chiuso sarebbe stato lo scorso 28 dicembre.
M.S.