Al termine del vertice di maggioranza a Palazzo Chigi è emerso che potrebbe tenersi martedì il Consiglio dei ministri per l’esame del Piano nazionale di ripresa.
Italia Viva non si placa e continuano le polemiche contro il governo a cui viene chiesto di accelerare: “Ora vogliamo il documento finale e su quello diamo valutazione in 24 ore. Non si perda altro tempo”.
Giuseppe Conte chiede ai partiti di apprezzare i passi in avanti che si stanno facendo ma gli esponenti del partito ribattono: “Abbiamo chiesto di iniziare a lavorare a luglio e vi siete svegliati a dicembre. E dal 7 dicembre ci avete riconvocato il 22 dicembre”.
Il premier ha spiegato: “C’è stata una sollecitazione a usare in modo più deciso i prestiti del Recovery fund ma qui entriamo nel campo dei vincoli alla finanza pubblica. Usare tutti i prestiti aumenterebbe il deficit a un punto tale da far crescere in modo insostenibile il debito pubblico. Si perderebbe il confine fra debito buono e debito cattivo, perché il debito sarebbe così imponente da risultare insostenibile. Avremmo il paradosso di un Recovery che non favorisce le nuove generazioni ma affosserebbe come un macigno il loro futuro”.
Le dichiarazioni di Liberi e uguali
Il capogruppo di Liberi e Uguali al senato, Loredana De Petris, ha dichiarato: “E’ stata una discussione complessa e articolata, molto nel merito. Abbiamo ribadito che c’è stato un salto di qualità nel documento, abbiamo sottoposto altre questioni e abbiamo chiesto che, anche con tutte le modifiche, si vada in Cdm il più presto possibile”.
Il capogruppo a Montecitorio, Federico Fornaro ha aggiunto: “La cosa importante è che si faccia questo passo, un punto di incontro su alcuni argomenti si è trovato, non su questioni come il Mes e il Ponte sullo stretto che non ha nulla a che fare con il recovery e che non ci piace. Il tema non è approvare nel Consiglio dei Ministri un testo finale e definitivo. Il testo verrà dato ai ministri 24 ore prima, è un impegno che è stato assunto. Ma in Cdm andrà una bozza, non un testo definitivo: si tratta dell’inizio di un percorso, poi ci sarà un incontro con le parti sociali, quindi il voto in Parlamento ma anche l’approvazione del Parlamento non è sufficiente perché il testo andrà concordato con l’Ue”.
Il percorso durerà alcuni mesi”, conclude.