SanPa. La piattaforma streaming Netflix ha prodotto un documentario sulla comunità di San Patrignano e il suo fondatore, Vincenzo Muccioli. Quali sono le verità
Il 2021 di Netflix si è aperto con un documentario su Vincenzo Muccioli e la comunità istituita per aiutare i tossicodipendenti. Fondata alla fine degli anni ’70 in un podere a nel comune di Coriano (provincia di Rimini), San Patrignano diventa nel tempo il centro terapeutico più grande d’Europa. Il periodo storico di cui stiamo parlando vede il dilagare dell’ eroina a basso costo (e altre droghe) come una piaga in Italia che il governo non riuscì a tamponare ma doveva essere contrastata in tutti i modi.
In questo contesto emerge proprio la figura di Vincenzo Muccioli, per molti pazienti definita un riferimento, un salvatore, simbolo dell’uomo che è riuscito a strapparli alla morte; per altri è controversa a causa dell’uso di metodi violenti, da alcuni definiti “terrificanti”, come percosse, catene e spedizioni punitive.
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Il colosso dello streaming Netflix ha dedicato a quest’argomento una docuserie che si articola in 5 episodi, dalla nascita della comunità fino al processo per l’omicidio di Roberto Maranzano, avvenuto all’interno di San Patrignano. SanPa, luci e tenebre di San Patrignano, questo il titolo, ha scosso pesantemente la coscienza pubblica.
Vengono illustrati i due processi che Vincenzo Muccioli ha dovuto affrontare nel corso della sua vita. Il primo ebbe inizio a dicembre del 1983. Venne definito il Processo delle Catene. Il fondatore di San Patrignano fu accusato per sequestro di persona e maltrattamenti per i metodi coercitivi con cui tratteneva i tossicodipendenti in comunità. Assolto sia in Corte d’Appello, sia in Cassazione.
Il secondo processo, invece, riguardò il suo coinvolgimento nell’omicidio di Roberto Maranzano, avvenuto all’interno della comunità. Muccioli in questo caso fu condannato a otto mesi di carcere per favoreggiamento (con la sospensione condizionale della pena). Fu poi assolto dall’accusa di omicidio colposo.
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Morì il 19 settembre 1995. Pochi giorni prima la Corte di Cassazione decise che processare Muccioli per omicidio colposo fu un errore; se fosse stato ancora in vita avrebbe dovuto affrontare un ulteriore processo per maltrattamenti. Vincenzo Muccioli era a conoscenza delle percosse subite da Maranzano che lo condussero alla morte, tuttavia insabbiò i fatti per proteggere la comunità. I responsabili dell’omicidio furono arrestati e subitono una condanna dai 6 ai 10 anni di carcere.
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