Nuove testimonianze sulla comunità di San Patrignano: due operatori si sono espressi in merito ai metodi della fondazione di Vincenzo Muccioli
“SanPa: luci e tenebre di San Patrignano” è il titolo del docufilm prodotto da Netflix, che ha portato alla luce i brutali metodi adoperati all’interno della comunità. Il sistema di Vincenzo Muccioli, fondatore della struttura, non era affatto condiviso da molti altri operatori del settore, che preferivano non collaborare con la comunità di recupero per tossicodipendenti. Patrizio Broggi e Gerri Beretta Piccoli, che hanno avuto rapporti con San Patrignano fin dagli anni ’80, hanno espresso la loro contrarietà rispetto all’ideologia vigente nella struttura.
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Patrizio Broggi è il fondatore dell’Antenna Icaro, struttura svizzera per tossicodipendenti nata nel lontano 1981. Quest’ultimo, interrogato sui sistemi in vigore all’interno di San Patrignano, ha sottolineato di essere sempre stato restio alla collaborazione con il centro di recupero. “Ci rivolgevamo solo a strutture convenzionate con le Asl, dove c’era un controllo dello Stato. Non a San Patrignano“.
Broggi ha ribadito che la fondazione di Vincenzo Muccioli non preparava le persone ad uscire, ma le costringeva a rimanere legate alla comunità. “Era un mondo a parte, la nostra idea invece è sempre stata quella di aiutare le persone a tornare nel mondo reale“.
Anche Fausto “Gerri” Beretta Piccoli, operatore sociale attivo nel Ticino, ha ammesso che le strutture per le quali ha lavorato non vedevano di buon occhio il centro riminese. “Dopo gli inizi erano cresciuti a dismisura diventando una specie di fabbrica – ha dichiarato quest’ultimo, asserendo poi – Preferivo un approccio più a misura d’uomo“.
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I metodi coercitivi ed aggressivi della comunità, che il docufilm ha tentato di ricostruire, sono stati messi in discussione da molti. L’ideologia di Vincenzo Muccioli si sarebbe basata su un approccio psicologico totalmente sbagliato, che impediva ai pazienti di essere reintegrati nella società.
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