Agì tra il 1980 e il 1995 il serial killer di Aosta, Andrea Matteucci. Uccise tre donne e un uomo
La storia del serial killer di Aosta, Andrea Matteucci, inizia nel 1980 quando, diciottenne, incontra Domenico Raso: un commerciante dalla doppia vita. Andrea finge di accondiscendere alle avances dell’uomo, ma ben presto lo uccide accoltellandolo.
Gli anni passano e nessuno collega Andrea a quell’omicidio; nel frattempo, si sposa e avrà un figlio, ma il matrimonio vacilla e Andrea comincia a frequentare giovani prostitute. Siamo nel 1992 quando, durante l’incontro con Daniela Zago, una prostituta torinese, si lascia andare alla furia scatenata da un litigio che culmina con un omicidio, questa volta con una pistola sparachiodi. Il corpo della donna verrà poi bruciato in un bidone.
Sparerà anche su Clara Omoregbee e, prima di bruciarne il cadavere, ne abuserà. L’incontro con Lucy terminerà diversamente: gli sfuggirà e andrà alla polizia a denunciare il maniaco a bordo di un furgone. Nel 1995, la sorte delle prime due prostitute toccherà anche ad Albana Dakovi.
Finalmente, nel giugno di quell’anno, la polizia lo arresterà. Condannato a 30 anni di ospedale psichiatrico e riconosciuto seminfermo di mente, Andrea Matteucci oggi è un uomo libero.
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Operò ad Aosta a partire dal 1980 Andrea Matteucci, un artigiano specializzato nel trattamento della pietra. Cresciuto con una madre depravata, Andrea comincerà a maturare quella personalità che lo trasformerà in un killer seriale. Nella convinzione che i traditori vadano puniti e che le donne “non dovrebbero farsi pagare per il sesso”, Andrea uccide prima Domenico Raso, un commerciante con moglie e figli ai quali nasconderà la sua omosessualità, e successivamente tre prostitute.
Il modus operandi del killer è alquanto sistematico: dopo l’assassinio, le vittime vengono abusate e i loro cadaveri carbonizzati in un bidone. Andrea Matteucci riuscirà a farla franca per parecchi anni. Poi le testimonianze di Lucy, la prostituta sfuggita dalle grinfie del maniaco, e quella del convivente dell’ultima vittima, Albana Dakovi, lo inchioderanno.
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Nel giugno del 1995, infatti, la polizia arresterà Andrea con l’accusa dell’omicidio di Albana: sarà lui stesso a confessarne altri tre adducendo assurde motivazioni. Riconosciuto come “socialmente pericoloso”, verrà ritenuto seminfermo di mente; attualmente, ha scontato la pena ed è un uomo libero.
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