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Cronaca

Rapita dai terroristi, salva grazie ad uno stratagemma: “Ho finto di…”

Edith Blais e Luca Tacchetto vennero rapiti in Africa nel 2018: la giovane per salvarsi la vita ha escogitato uno stratagemma di cui parla all’interno del suo libro.

(Getty Images)

Si erano conosciuti a Jasper, sulle Montagne Rocciose, nel 2016, Edith e Luca e tra loro era subito scoppiato l’amore. Una coppia affiatata amante dei viaggi, una passione che nel 2018 li portò in Africa. Doveva essere un modo per trascorrere del tempo insieme, visitare posti inesplorati ed arricchire l’album dei loro ricordi, come fanno molti. Invece, per loro, il destino aveva in serbo ben altri piani.

In Burkina Faso, nel corso di un’escursione, vennero rapiti da un gruppo di terroristi. Da lì l’inizio di un incubo che la giovane Edith dopo la loro liberazione ha voluto raccontare all’interno di un libro di prossima pubblicazione in Francia. Nel suo “Le Sablier” la giovane ripercorre quei terribili momenti e racconta dello stratagemma utilizzato per salvarsi la vita.

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Edith Blais e Luca Tacchetto, rapiti in Africa: il racconto della prigionia

Edith Blais e Luca Tacchetto (Getty Images)

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Ho dovuto fingere di convertirmi all’Islam, dovevo salvarmi“. Questo quanto racconta Edith Blais, rapita in Africa con il suo fidanzato italiano Luca, nel lontano 2018. Stando a quanto riporta la redazione de Il Corriere del Veneto, nel suo libro la giovane ripercorre i terrificanti 15 mesi di prigionia.

Una vicenda che ha avuto inizio quando la coppia decise di fare un viaggio in Africa. Si trovavano in Burkina Faso, precisamente all’interno di un parco noto come degli Elefanti quando un gruppo di uomini li rapì. Armati di kalashnikov, li attendevano a pochi chilometri dal confine. Edith racconta che il primo ad essere aggredito e neutralizzato fu Luca, il suo fidanzato, il quale per proteggerla disse agli jihadisti che erano sposati.

L’inizio di un calvario che li vide per giorni passare da una banda armata all’altra di cui alcune composte addirittura da giovani adolescenti che impugnavano armi pesanti.

Ad ottanta giorni dal rapimento, nel marzo del 2019, la coppia venne divisa. Edith viene costretta a convertirsi all’Islam. Un’imposizione che la ragazza finge di accettare per salvarsi la vita. All’interno del suo libro, di cui il Corriere del Veneto riporta in anteprima degli estratti, Edith dice: “Mi sono lavata e ho indossato il hijab. Non mi pento della mia scelta: dovevo sopravvivere e la conversione era il male minore. Oggi non ho conservato niente di questa religione“. Dopo alcuni giorni le concessero di ricongiungersi con il fidanzato anch’egli convertitosi e ribattezzato Sulayman.

Fu in quel momento che i due iniziarono a progettare la fuga. Di notte riuscirono a sottrarsi ai loro rapitori e camminarono per chilometri sino a raggiungere una strada. Fu li che intercettarono un camion che li trasse in salvo. Passò poco quando il mezzo pesante venne, però, fermato da un gruppo di mujaheddin che chiesero all’autista se aveva vito i due fuggitivi. Lui disse no e portò i due davanti un ufficio governativo.

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Edith Blais e Luca Tacchetto (Getty Images)

Fu solo in quel momento che scoprirono che nel corso della loro prigionia era scoppiata una pandemia. Che il Covid-19 aveva stravolto il mondo.

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